Intervista a Peter Russell.
Peter è un fisico teorico e psicologo sperimentale da sempre interessato al misticismo e alle filosofie orientali. Praticante di Meditazione Trascendentale, indaga da molti anni il tema della coscienza. Lo abbiamo incontrato al gathering internazionale di Scienza e Non Dualità (SAND) svoltosi in Umbria, dove gli abbiamo rivolto qualche domanda.
Cominciamo dal titolo del raduno che stiamo vivendo in questi giorni. Che cos’è la non-dualità?
Ci sono diversi significati. L’uso originario di quest’espressione risale alle Upanishad in India, 2500 anni fa. “Advaita” è il termine in sanscrito per non-dualità e le Upanishad la spiegano attraverso un brillante esempio. Ci sono due vasi di terracotta. I due vasi sono chiaramente distinti ma entrambi sono fatti della stessa materia. L’essenza è la stessa, la terracotta, ma nonostante questo i vasi sono molto diversi. Inoltre la terracotta non cambia quando diventa vaso, può diventare questo vaso, o un altro, o un altro ancora… la terracotta rimane la stessa, non viene influenzata dall’essere vaso. Questa è un’analogia delle nostre esperienze. Noi facciamo esperienza di differenze. Io sono diverso dallo spazio intorno a me, sono diverso da te e sono diverso da questa sedia. Noi sperimentiamo differenze ma ogni cosa ha la stessa essenza, comune e inalterata. L’essenza non cambia mai, proprio come la terracotta non cambia nei diversi vasi. L’unica cosa che cambia è la forma. Ora la domanda è “Che cos’è quest’essenza?” La scienza dice che l’essenza è materia fisica e energia, ma più guardiamo da vicino e più le cose tendono a dissolversi. Non ci sono particelle, ci sono solo onde. C’è solo informazione, non c’è realtà fisica. La non-dualità dice che l’essenza di tutto è la coscienza. Tutto quello di cui sto facendo esperienza è qualcosa che sta avvenendo nella mia mente. Sto vedendo te, in questo momento tu sei un’esperienza nella mia mente. Quindi quella te che sto guardando è niente di meno che una forma che la mia coscienza ha assunto. Questo è un aspetto della non-dualità. Poi il riconoscimento e la scoperta dell’essenza arrivano con un percorso di ricerca personale. Io sono l’essenza, così’ come lo sei tu… e il solo modo di scoprire quest’essenza è guardare dentro di sé.
Dici che la coscienza non è fisica. Potrebbe essere invece che la fisica sia in realtà qualcosa di più vasto e grande, qualcosa che ancora noi non conosciamo del tutto?
Si, ma noi non possiamo sapere cosa c’è là fuori. Quando guardiamo non possiamo capire di che cosa è fatto il mondo. Prendi il colore rosso ad esempio. Nel mondo non c’è nessun rosso, piuttosto una luce ad una certa frequenza di cui la mente fa esperienza e che viene chiamata “rosso”. Avviene lo stesso per tutto quello che posso vedere. La mente crea la sua rappresentazione del mondo. Tutto quello di cui faccio esperienza è una via della mente. Di che cosa è fatta la mia esperienza? E di che cosa sono fatti i pensieri? I pensieri non sono fatti di atomi. Sono fatti di mente. Sono fatti di coscienza. Il colore rosso è fatto di cose mentali. La mia esperienza di te è data di cose della mente. In questo senso, tutto quello che conosco è fatto di cose mentali, pura coscienza. Cos’è il momdo là fuori, oltre la mia percezione. Noi non lo sappiamo. Tutto, di fatto, è una nostra esperienza. Questo si può dire che sia il secondo aspetto della non dualità. Per conoscere l’essenza dobbiamo arrivare a conoscerla dentro di noi. Qual è l’essenza comune a tutto? Ogni esperienza che ciascuno sta per fare comprende il fare esperienza del senso dell’ “Io”. Con questo voglio dire che “Io sno l’esperienza del rosso”, “Io sono l’esperienza di te”. Quel senso dell’ ”Io” non cambia mai, proprio come la terracotta nel vaso non cambia mai. L’esperienza di essere consapevol non cambia mai. Non importa se si tratta di essere consapevoli del rosso, o di un senso di rabbia, o del cielo sopra di me. Indipendentemente da ciò di cui sono consapevole, quel senso dell’ “Io” non cambia mai, è sempre lì. La pratica della non-dualità è la ricerca di vie per riconnettersi con la propria essenza.
Negli ultimi cento anni la scienza si è avvicinata molto alle antiche filosofie orientali. Per esempio un concetto che è stato completamente rivisto dai fiici è il Tempo. Il tempo non è più considerato come un punto su una linea ma è diventato qualcosa di diverso. Cosa ne pensi di questa nuova visione?
Nella sua teoria della relatività Einstein mostra che il tempo non è fisso e uguale per tutti. La mia esperienza del tempo è diversa da quella di chi si muove ad una velocità molto diversa dalla mia. Il tempo è davvero molto variabile. I fisici non sanno cosa sia veramente il tempo. Noi sappiamo come misurarlo e come inserirlo nelle equazioni, ma non possiamo capire cosa sia. Dalla sua prospettiva, il dualismo dice che il tempo non esiste. Esiste solo il tempo presente, il “qui e ora”. Tutto quello che esiste, esiste ora e ora cambia. L’adesso di un secondo fa è diverso dall’adesso di adesso. C’è sempre e solo l’esperienza del presente, anche quando pensiamo al futuro o ci ricordiamo del passato. Anche l’idea del tempo esiste solo nel tempo presente. Quando i migliori fisici si riunirono, realizzarono che il tempo non è quella cosa semplice che pensavamo che fosse.
Riesci a percepire questo momento presente che è passato e futuro allo stesso tempo? Ne hai fatto esperienza?
Penso che tutti lo percepiamo, il modo in cui viviamo è nel presente. Nel nostro pensiero, invece, noi iniziamo a pensare circa il futuro o il passato, e finiamo per suddividere il tempo in parti. Pensiamo che ci siano il presente, il passato e il futuro e che siano tutti diversi, ma quando guardiamo più semplicemente le nostre esperienze e facciamo un passo indietro dai pensieri realizziam che c’è soltanto l’adesso. Penso che tutti lo possiamo vedere molto facilmente, ma siamo tutti così legati all’idea sociale di tempo che non riusciamo a fare un passo indietro e allontanarci anche solo pe un momento da questa visione. Per quanto mi riguarda, all’età di vent’anni circa, in un momento in cui ero semplicemente seduto in stazione, realizzai improvvisamente che esisteva solo l‘adesso. Fino a quel momento non ci avevo mai pensato, ma quando accadde mi sembrò assolutamente ovvio, com’è che non l’avevo mai notato prima? Era così ovvio. E’ per questo che non penso ci voglia tanta pratica per arrivarci, l’unica cosa necessaria è essere in grado di rilassare la mente, e rilassare I pensieri, e semplicemente osservare cosa sia veramente.
Ci sono esperienze non ordinarie di coscienza a proposito della percezione del tempo, per esempio premonizioni sul futuro, intuizioni di qualcosa che avverrà prima che sia realmente avvenuto. Pensi che sia possibile? Questa rivisitazione del concetto di tempo può spiegare questi fenomeni? Neppure Einstein con la sua teoria della relatività è riuscito a spiegarli…
Si penso che questi fenomeni siano possibili. Einstein ha mostrato la variabilità del tempo. Lui ha speigato come quello che potrebbe avverarsi nel mio futuro, forse per qualche d’un altro è già avvenuto in un’altra parte dell’universo. Questo non vuole dire che Io, ovvero l’osservatore, possa conoscere il futuro. Finora non è possibile viaggiare nel tempo. Evidentemente moltissime persone hanno avuto premonizioni che si sono avverate. Siccome tutto avviene nel presente, anche le mie visioni del futuro avvengono nel tempo presente. Le cose nel presente cambiano, così quando si hanno visioni del futuro, quello che si ha veramente è la conoscenza di quello che il proprio tempo presente sta per diventare e di quello che lo sta per cambiare.
Pensi che si tratta di qualcosa che i fisici riusciranno a spiegare?
No, non credo. Tutta la scienza si trova dentro ad una cornice causale, il principio di causa-effetto. Questo principio è lineare nel tempo, ed è per questo che penso sia qualcosa che vada oltre le possibilità della fisica. La fisica ha dei limiti. Non penso che i fisici lo potranno spiegare e la stessa domanda “la fisica spiegherà le visioni sul futuro?” è ancora nella cornice della causa-effetto, mentre queste sono cose che non si adattano a questa cornice. Carl Jung parlò di Sincronicità. Gli capitò di avere premonizioni sul futuro che si avverarono. Ona cosa che disse sula sincronicità, che penso sia molto importante, è che la sicronicità non è causale. Non ci sono cause, solo connessioni, e credo che per la nostra mente sia un concetto veramente difficile da afferrare perché la nostra mente pensa sempre in termini di causa-effetto. Anche la domanda “Come avviene?” è di nuovo una domanda che implica il principio di causa effetto e che si rivolge a qualcosa che potrebbe non avere nessuna causa. Forse c’è una relazione. Penso che la cosa importante sia accettare che queste esperienze non ordinarie possano avvenire, e sapere che accadono e imparare quando farci affidamento.
Cosa succede durante la meditazione? Può essere un metodo utile per uscir dalla cornice della causa-effetto?
Per meditazione si possono intendere tante cose diverse. Per me meditare significa permettere alla mente di diventare quieta, di assistarsi in uno stato di immobilità. In questo stato si può diventare connessi con quel senso dell’ ”Io” di cui abbiamo parlato prima. Con la meditazione ci si può connettere all’essenza, che è sempre qui presente. Lo si fa lasciando indietro la mente pensante e quel senso di separazione… in questo modo diventi consaevole di quel senso di essere, che è sempre qui.
Pensi che sostanze psicotrope, come cannabis, ayahuasca o lsd possono far arrivare a simili percezioni?
Si possono farlo. Possono produrre molti tipi diversi di stati di coscienza, stati di coscienza molto interessanti. Possono produrre esperienze molto interessanti. L’esperienza mistica chiave è fare un passo indietro dall’ Ego e tornare indietro al riconoscimento della realtà. Questo può avvenire in questi stati, ma spesso le persone rimangono intrappolati nelle visioni, che possono essere utili durante la guarigione, ma che al tempo stesso possono essere anche una rottura.
Posso dire che per me possono essere utili ma che il loro valore reale è quell’uscire rapidamente dal senso di Ego individuale e quel ritornare al senso dell’ Io collettivo “Io sono qui”, E’ lo stesso Io che sta facendo esperienza di visioni con l’ayahuasca, lo stesso “Io” che sta sperimentando sogni notturni.. e così si inizia a riconoscere che è sempre qui e non cambia mai.
Cos’è che ti ha portato qui e che ti ha fatto iniziare a interessarti a questi argomenti? Qual è stato il tuo percorso personale?
Non c’è stato nessuno gran risveglio. Da studente sono sempre stato interessato alla mente, alla coscienza e via via mi sono interessato alla meditazione e alla filosofia orientale. Sono i soggetti più affascinanti per me
Ci sono stati maestri importanti per la tua formazione?
Si, il mio primo maestro è stato Maharishi Mahesh Yogi che portò la meditazione trascendentale (TM) in Occidente. Ho studiato con lui in India. Ho imparalto un sacco da lui Il suo comportamento è stato il mio principale maestro. E’ morto adesso. Ho imparato tantissimo anche da altri maestri buddisti.
Molte volte le persone di scienza non sono interessati alle prospettive olisiche e viceversa. Ti è capitato di soffrire per la separazione tra la scienza rigorosa e la spiritualità?
No, assolutamente. Sono sempre stato interessato a come metterle in relazione, a creare una sintesi. Non è mai stato un problema per me.
Irene Tamagnone