Quando negli anni sessanta l’Oṁ si è abbondantemente diffuso in occidente, esso appariva ad americani ed europeicome il simbolo di una cultura lontana, per alcuni esotica e al tempo stesso inspiegabilmente familiare, quella indiana.
Lo si trovava nelle canzoni dei Beatles, aerografato sui pulmini degli Hippies; cantato, disegnato e sfoggiato come uno stendardo. Se pur tale era il suo utilizzo in occidente, tuttavia non si limitava (come poteva sembrare) a rappresentare un contesto sociale di appartenenza: l’Oṁ era piuttosto il simbolo di una direzione comune, un percorso verso un nonluogo universale e al tempo stesso intimamente interiore, che si fa strada nello spazio-tempo incantandone le spire con il suo cosmico, onnipervasivo suono.