Integrare la terra dentro di me.

Essere terra vuol dire farsi spazio solido e morbido, presente, nutriente, perché ciò che si appoggia ad essa possa crescere e diventare ciò che deve essere, ciò che già in potenza é.

Essere Madre vuol dire farsi terra perché un seme trasformi un altro seme in una nuova vita.

Vuol dire lasciare entrare, lasciare accomodare, lasciare il tempo, non mettere fretta, esserci. Saper accogliere il nuovo, lo sconosciuto, l’imprevisto con amore e curiosità. Avere fiducia dell’ignoto che porta, e della meraviglia che esso è. Vuol dire prendersi la responsabilità di sostenere i bisogni di chi arriva, almeno per un po’ o forse per sempre, in modi molto diversi.

Essere madre vuol dire cambiare il proprio modo di nutrirsi, se necessario, il proprio modo di muoversi, di lavorare, di riposare, e i propri tempi per ognuna di queste azioni.

Riorganizzare, ripensare, riscrivere la vita. Richiede rallentare per sentire.

La Terra si offre a noi perché noi possiamo nutrirci di ciò che è. E noi abbiamo il compito di chiedere e rispettosamente prendere, sentendo quando è abbastanza.

Un figlio prende ciò che gli occorre per sviluppare il suo corpo, i suoi organi, le sue cellule. La madre fa in modo che tutto ciò che occorre ci sia per i suoi figli, fino a quando avranno bisogno di lei, e anche per se’.

I figli, come le madri, hanno bisogno di imparare a sentirsi e sentire.

Una madre é terra in quanto deve essere capace di sostenere, sorreggere, lasciare che i piedi del figlio si possano appoggiare su di lei, deve rimanere sicurezza nella tempesta e allontanarsi perché le sue tempeste la rinutrano del nuovo che occorre e la trasformino per fare fronte alle nuove richieste, affinché le risorse, da scongelare o accendere dentro di sé, trovino spazio.

Nel cambiamento lei continua ad esserci.

La terra sa stare ferma e trasformarsi contemporaneamente. Nessuno se ne accorge a volte, ma i minerali del terreno, seppure sempre dello stesso colore, sono diversi, le concentrazioni cambiano, lei cambia.

La terra sa aspettare, e cresce con i suoi figli, sa che il seme germoglierà quando sarà pronto, che il fiore sboccerà quando sarà il momento, sa che l’albero darà i suoi frutti quando avrà ricevuto tutta l’acqua e il sole che occorrono, quando i tempi saranno maturi.

La terra sa che la pianta lascerà andare le foglie secche quando il vento la aiuterà a farlo. E sa anche che non c’è una cosa più importante dell’altra, ogni passaggio è necessario.

Ognuno di noi può essere terra per nuovi progetti, può essere madre di nuovi mondi possibili, ognuno di noi può nutrire di ciò che è, cercare di rendersi terreno fertile per ciò di cui sente il suo piccolo mondo ha bisogno e forse anche altri frammenti di mondo, nello stesso modo, per continuare a nutrire gli altri e se stessa e così l’evoluzione avviene.

La madre terra va esplorata dentro, nel buio delle profondità, fino ad arrivare al centro del suo fuoco, del suo desiderio, che lí risiede custodito con cura. E’ da lì che tutto si muove. In quel fuoco c’è tutto l’amore che può trovare la via per nutrire la vita, un respiro alla volta, un passo alla volta, abbandonando la paura di bruciarsi e di bruciare, un po’ alla volta.

E ora Respira, contatta il tuo fuoco e la tua terra e fluisci come l’acqua nella tua vita lasciando che piccole parti di te possano essere trasportate dal vento e trovare altre terre nutrienti per far crescere quello che senti importante.

Siamo tutti terra per qualcuno o qualcosa.

13 anni di madre

Per definizione la madre è archetipo di cura ed è proprio in questi ultimi 14 anni che ho imparato, un pezzettino alla volta, cosa è cura per me, perché credo che cura sia molte cose differenti e che ognuno abbia l’occasione di imparare il proprio modo di essere cura per gli altri attraverso ciò che la vita gli offre come situazioni ed eventi a cui rispondere.

Io l’ho imparato da mio figlio, che tra qualche giorno compie 13 anni, e da tutte le persone che si sono rivolte a me come Nutrizionista dal 2007 in poi.

Man mano che cresceva mio figlio io imparavo ad essere cura per me e per gli altri in modo nuovo e sempre diverso, perché i bisogni si trasformano, non ci sono regole, solo il sentire ci può guidare ad essere ciò che occorre.

Nutrirsi per nutrire

La madre deve imparare a nutrirsi, o almeno io ho dovuto imparare a farlo, é buffo che non ne fossi ancora capace prima, ma è la verità.

Facevo già la nutrizionista, mi ero preparata, come in questa e molte altre vite probabilmente ho fatto, studiando, per sentirmi al sicuro, per sentirmi di sapere tutto quello che mi servisse sapere, non fidandomi ancora del mio sentire.

Nella mia vita di figlia, non avevo nessun interesse per il cibo, ma quando sei nutrimento per qualcuno la sensibilità si acuisce o forse semplicemente l’attenzione per qualcosa a cui prima non ne portavi sale e così inizi, per la prima volta e finalmente, a nutrire veramente il tuo corpo di quello di cui ha bisogno per se stesso e per la vita che dipende completamente dalle tue azioni.

La responsabilità

Sembrerebbe una responsabilità grandissima e invece finalmente ti dai il permesso di lasciare che i tuoi bisogni contino, vengano ascoltati da te e tutto quello che è fuori riprende il suo giusto posto nella tua vita.

Se ripenso a quei 9 mesi in cui il mio corpo si è permesso di occupare tutto lo spazio che doveva, di crescere, di rallentare, di riempirsi di liquidi e grasso, di lasciare andare senza alcuna difficoltà tutti i comportamenti che non lo nutrivano e anzi lo intossicavano, mi stupisco ancora oggi della potenza dell’amore.

Perché allora non lo sapevo, ma era quello che stava accadendo, ero amore, agivo l’amore, senza sforzo, istintivamente, intuitivamente e senza alcun dubbio sulle mie azioni, per la prima volta in tutta la mia vita avevo veramente un senso.

E so che queste parole sono forti e so che possono turbare e so anche che a molte persone non piaceranno. So che non è verità e che l’esperienza non è così per tutti, ma per me è stata la mia salvezza e l’inizio di un nuovo capitolo della mia vita, ma soprattutto il sentire con una chiarezza sbalorditiva qualcosa che dopo non sarebbe mai più stata uguale e che avrei continuato a cercare in ogni attimo.

Riflessioni sul valore

Ho sentito il mio valore in quei 9 mesi.

Non ho smesso di lavorare, ma solo esistere, per la prima volta nella mia vita, era importante.

Tutto è cambiato quando lui non era più dentro di me. Io non valevo più allo stesso modo.

Avrei voluto ripetere subito l’esperienza, fare altri dieci figli, per sentirmi ancora così preziosa, canale di vita, contenitore di meraviglia, fiduciosa del tesoro che portavo in grembo come una Maria che porta Gesù a salvare il mondo.

Capisco che possa sembrare troppo ma è esattamente ciò che ho sentito.

Ma non è stato tutto rose e fiori: provare quel senso di pienezza, completezza, importanza, ha lasciato una mancanza. Sono andata ogni giorno alla ricerca di quella sensazione che incontro quando sono pienamente al mio posto e rispondo con semplicità alle richieste della vita e di chi si avvicina a me. E se non sto facendo niente per nessuno lo devo andare a cercare per essere di nuovo importante per la vita. Quel senso di completezza che arriva quando senti in tutte le tue cellule che stai portando valore nel mondo é una droga. E mentre scrivo rifletto sulla mia vita prendermi cura della mia vita prepararmi per essere ancora nutriente per qualcosa di nuovo che arriverà vale. La terra lo sa. E ora lo so anche io che sto integrando la pazienza della terra e la fiducia.

Siamo tutte madri e siamo tutte terra. A volte saranno le nostre parole, lasciate scritte da qualche parte, le nostre musiche, le nostre danze, i nostri quadri, le nostre azioni, le nostre creazioni, a diventare sostegno per qualcuno, nutrimento e supporto in un momento di bisogno o di espansione ed è per questo che è così urgente ricordare il nostro valore, che non è sforzarsi di fare qualcosa che non sappiamo neanche cosa sia, ma lasciare che il nostro essere si muova seguendo il suo flusso, le sue passioni, i suoi istinti, il suo intuito, e dia valore a ciò che è perché possa fare ciò che naturalmente é qui per compiere, nei suoi tempi e nei suoi modi, senza perdersi a confrontarsi con tutto quello che non è.

Essere madre mi ha permesso di abbracciare il miracolo del dare vita e il potere di lasciare che si muova oltre me. Ed è questo, che negli ultimi giorni sta arrivando chiaro e forte: non avere paura di perdere quella vita, quella creazione, quel progetto perché è l’unico modo per lasciare che possa espandersi, che possa crescere, che possa dare i suoi frutti e diventare esso stesso terra per nuovi semi e nuove realtà.

Sto sentendo con forza, vorrei essere altrettanto capace di raccontarlo, il potere di essere parte della vita e di appartenere ad ogni cosa e di continuare a farlo anche quando quella cosa non è più appoggiata alla mia terra ma trova spazio in un altro luogo.

Quando finalmente senti questo non c’è più nulla da dover tenere sotto controllo.

Tutto naturalmente accade e torni ad essere quel luogo accogliente pronto a ricevere nuovi semi, torni a farti spazio sicuro per tutto il tempo in cui quella qualità, quel progetto, quella persona, quel nuovo, avrà bisogno del tuo calore, del tuo nutrimento e della tua pressione. E ciclicamente ti legherai con forza, ti sentirai una cosa sola, comunicherai telepaticamente e poi lascerai andare.

La vita è ciclica e la cura è essere capaci di cambiare, tutte le volte in cui sia necessario, il modo di offrirsi.

Tu resti tu, ma prenderti cura di una persona o di una idea, vuol dire concederti di trasformare le tue azioni in ascolto del tuo cuore in relazione a quella realtà.

Questa è la costanza che mi ha insegnato mio figlio e che non conoscevo prima di lui, la costanza dell’ esserci, dell’essere presente a me stessa e a lui, alle richieste che cambiano.

La vita cambia sempre e questo è vero non solo per le persone che crescono, ma anche per tutta la natura e tutti i progetti.

La terra deve essere morbida. Ha bisogno della giusta umidità.

Essere madre è essere terra e acqua nella giusta combinazione e non dimenticare il fuoco che brucia dentro. Il motore del nostro continuare a girare assieme a tutti i fuochi che sono fuori, che ci attraggono e ci respingono e garantiscono il nostro giusto movimento.

In una notte di luna piena mentre l’eclissi nasconde un po’ della sua luce io sono seduta sul mio divano a riCorDare e risentire un pezzo della mia vita.

Essere madre è farsi terra abbastanza umida e morbida e lasciarsi trasformare senza paura di perdere ciò che eravamo.

Il nostro corpo non sarà più lo stesso, la nostra vita non sarà più la stessa, tutto ciò che era importante perderà valore a favore di nuove semplicissime e piccolissime cose quotidiane.

I massimi sistemi, il futuro e il passato troveranno un nuovo posto e sarà il presente ad occupare il tempo e la realtà.

Per riscrivere ciò che non funziona, per liberare la terra e le madri dalla sofferenza, dal dolore e dalla distruzione, c’è bisogno di smettere di tirare la corda, smettere di volere di più, smettere di avere fretta, c’è bisogno di STARE ogni momento con quello che c’è, e, con cura, presenza e attenzione, guardarlo lentamente trasformarsi.

La terra, come le madri ha bisogno di smettere di dover produrre di più. Il suo compito è sentire cosa è essenziale e lasciare andare tutto il resto senza sentirsi inadeguata. O forse questo è solo il mio compito oggi.

Ogni madre si è sentita inadeguata, il suo compito è proprio tornare alla piena consapevolezza della ciclicità e del cambiamento, in un mondo in cui le specializzazioni e il massimo profitto sono il motore e il metro del valore, la madre si perde tra quello che sente e quello che le parole del mondo le urlano che dovrebbe fare. E’ per questo che a volte ha bisogno di prendere le distanze da tutto, per ritrovarsi, per risentirsi, per ri imparare a fidarsi di ciò che sente.

E se non lo ha fatto prima oggi è il momento per iniziare a farlo. Perché come madri del mondo sentiamo tutto quello che non va, tutto quello che crea eccessiva tensione e blocco può essere lasciato andare con fiducia, senza accanimento, é solo così che un’altra via può trovare spazio.

Un’altra. La via da percorrere per evolvere come umanità e tornare a rispettare la terra e i suoi abitanti e’ fatta del sentire di tutti e della fiducia che ogni sfumatura abbia valore e possa trovare il suo giusto posto per creare il nuovo.

Questo per me è prendersi cura.

Ps scelgo di usare il femminile perché le parole madre, terra e cura sono femminili ma quando parlo di terra e di madri parlo anche alla madre che è dentro ogni altro essere umano, in qualsiasi identità di genere si riconosca.

Sara Massone

www.saramassone.it

Per rimanere in contatto con noi e ricevere informazioni sugli ultimi articoli, video, webinar ed iniziative pubbliche che proponiamo, lascia qui la tua email