La prima civiltà apparsa verso il quarto millennio nella terra che corrisponde all’odierno Irak, nasce da un’etnia di origine e lingua sconosciute: i Sumeri. Ad essi dobbiamo tutte le grandi scoperte di una civiltà evoluta a cominciare dalla scrittura, ma soprattutto la nascita della Scienza intesa come conoscenze matematiche, geometriche, astronomiche. Allora il sapere era patrimonio di una classe sacerdotale che dall’alto dei famosi templi a terrazze esaminava il corso dei luminari e dei pianeti visibili ad occhio nudo, registrando le osservazioni su tavolette di argilla che sono state trovate numerosissime nei vari scavi a partire dalla metà dell’Ottocento.
Che cosa li spingeva a fare questo? A questi primi sacerdoti-astronomi era affidato l’importante compito di osservare il primo apparire della Luna che segnava l’inizio del nuovo mese, ma la motivazione profonda nasceva dalle loro convinzioni religiose.
Dai testi si è potuto dedurre che credevano che le loro città fossero state fondate dagli dei stessi che, una volta allontanatesi, avevano scelto di “comunicare” con gli uomini attraverso i fenomeni atmosferici, gli avvenimenti anomali, ma soprattutto i movimenti dei corpi celesti, visti come canale privilegiato. Di qui l’osservazione e la catalogazione di questi segni che gli dei inviavano per manifestare la loro volontà: si può parlare quindi di una religione astrale. Di conseguenza era vitale per un sovrano assicurarsi l’opera di veri e propri specialisti : da una corretta interpretazione poteva dipendere la salvezza della nazione e del sovrano stesso, considerato l’interlocutore principale.
Queste credenze continueranno ad essere centrali anche presso le popolazioni semitiche che seguiranno, Babilonesi e Assiri. Il nome stesso della città di Babilonia famosa anche nell’antichità per ricchezze e conoscenza, significa “luogo abitato dagli dei”. Le tre maggiori divinità astrali, Sole, Luna e Venere, erano riportate su tutti i sigilli o manufatti vari, sotto forma di simboli stilizzati. Occorre però fare una precisazione importante: gli astri non erano divinizzati, ma considerati “immagini” degli dei, come appare chiaro nel testo sacro per eccellenza l’Enuma Elish, il poema che veniva recitato alla Festa dell’Anno Nuovo a Babilonia.
L’interpretazione dei segni celesti era considerata una scienza per iniziati “Il segreto dei grandi dei in quanto donata direttamente dal mondo divino, per cui non meraviglia trovare questa frase che chiude spesso le tavolette di contenuto astrologico: “l’iniziato la mostri all’iniziato, il non iniziato non la deve vedere, è questo un tabù divino”.
Con la conquista di Babilonia da parte di Alessandro Magno, il mondo greco viene in contatto con queste nozioni; inoltre il sacerdote caldeo Beroso fonda nell’isola di Cnos una scuola di Astrologia dove i principi della corrispondenza tra Cielo e Terra, propri della tradizione mesopotamica, vengono completati da concetti più razionali derivati dai pensatori greci. E’ il greco Pitagora di Samo che concepisce la teoria della “musica delle sfere” formata dalla singole note emesse dai pianeti ed è all’astronomo e matematico Ipparco che si attribuisce la corrispondenza tra i segni zodiacali e le parti del corpo umano. Saranno i greci a dare ai cinque pianeti allora conosciuti (Mercurio, Venere, Marte, Giove, Saturno) i nomi di loro divinità e a formulare un’Astrologia ad uso personale seguendo il detto socratico “conosci te stesso”. Gli ebrei scopriranno l’Astrologia durante il loro esilio a Babilonia, anche se i cicli lunari e solari erano già conosciuti ai sacerdoti d’Israele. Si possono trovare corrispondenze analogiche nell’Apocalisse quando narrando della nuova Gerusalemme si dice che “ha un muro grande e alto, con 12 porte (come i 12 segni dello Zodiaco) e sulle porte 12 angeli e vi stanno scritti i nomi delle dodici tribù”.
In seguito alla dominazione romana nel Mediterraneo l’Astrologia greca giunge anche al mondo latino. L’astrologo era chiamato “matematicus” o “caldeus” con riferimento alla parte meridionale della Mesopotamia, chiamata Caldea. Uno scrittore vissuto al tempo di Cicerone si occupò di tradurre un testo etrusco secondo il quale il cielo era retto da dodici divinità che regolavano i segni dello Zodiaco e altre sette corrispondevono ai pianeti: interessante notare che anche gli Etruschi pensavano che gli dei comunicassero con gli uomini attraverso vari segni, compreso i movimenti celesti. Sotto l’impero l’Astrologia divenne di moda e l’imperatore Augusto fece coniare una moneta d’argento con il segno del Capricorno, sotto il quale aveva la Luna. Ma verso la fine del periodo imperiale Roma fu invasa da indovini persiani, siriani, egiziani che sfruttavano il fatto che la città si era “orientalizzata”, adottando molte divinità straniere come Mithra e Iside. Fu un periodo oscuro in cui prevalse l’aspetto divinatorio sul detto socratico, tanto che con l’avvento del cristianesimo con Costantino, l’Astrologia venne proibita. E’ di epoca poco precedente lo zodiaco circolare scolpito nel soffitto del tempio di Denderah, ora al Louvre, che illustra la visione egiziana di questa antica Ars regia.
Germana Accorsi Verdi
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