Ero in un villaggio sperduto del Maharashtra, vestita di color rosso, seduta nel cortile di una piccola casa di un Maestro della Vibrazione in compagnia di un centinaio di persone, tutti seduti in padmasana (2), sul nostro inconfondibile asan (3) rosso in onore della Shakti.
Oramai da circa tre mesi ognuno di noi aveva scelto di praticare la sadhana 4 di Rajrajeshwari, una forma di Lalita Devi Tripura Sundari.
Per aprirci alla bellezza della Realtà, nell’incontro fra il mondo materiale e il modo spirituale.
In India, nella città di Varanasi vi è un tempio dedicato a Rajarajeshwari. Gli abitanti della città raccontano che quando entri nel tempio, puoi percepire il radicale potere di attrazione della Dea. Si narra che nessuno sia mai stato abbastanza forte di spirito da passare un’intera notte nel tempio, anche alcuni dei suoi stessi sacerdoti, per via della puja che celebrano ogni giorno, impazziscono di amore per lei. Potrebbe darsi che questa storia sia solo una parabola che spiega il potere del desiderio, ma se si fa esperienza della vera natura del vortice di energia di questa Dea, si può comprendere come questo possa essere vero.
Il nome Rajarajeshwari significa “la Dea che governa i governanti”. E’ uno dei 1000 nomi di Lalita Tripura Sundari, l’Affascinante Bellezza dei Tre Mondi, la cui essenza è meraviglia divina e i cui doni sono la beatitudine che sorge, nel momento in cui siamo in grado, con la sua grazia, di riconoscere che ogni cellula del nostro corpo, ogni battito del cuore, ogni movimento di pensiero e respiro, è espressione del suo gioco divino.
[…] Potremmo riscontrare un percorso simile nella tradizione della Dea Kamakhya laddove “toccare il corpo della Dea” conduce l’adepto verso un dissolversi nel corpo della Dea, fino a perdere addirittura la percezione della propria identità individuale. La Dea, colei che mette in essere tutta la realtà oggettuale, dando letteralmente corpo all’esistenza, come la vediamo e tocchiamo, è alla fine non più conoscibile. L’adepto, abbandonato tra le sue braccia, diviene cielo: grembo aperto, libertà smisurata, che si può solo essere, non più conoscere. 5Tu sei coscienza, etere, aria, fuoco, acqua e terra.
Tu sei l’universo, oh Madre.
Ma per poter eseguire il tuo gioco come universo,
prendi la forma della moglie di Shiva
E appari a noi come squisita felicità. 6
IL GIOCO DI SHAKTI
I saggi yogini anticiparono la fisica quantistica notando che una sottile energia vibratoria è il substrato di tutto ciò che conosciamo. A differenza degli scienziati, i saggi chiaroveggenti esperirono quest’energia non solo come una vibrazione astratta, ma come espressione del divino potere femminile denominato Shakti. La parola Shakti significa “potere”, inteso come potenza della Vita. Ma i saggi tantrici non erano soddisfatti di una visione generalizzata della percezione dell’energia come Shakti. Decodificarono questo vortice di energia dando a questo “potere” un’immagine antropomorfa e un linguaggio mitico, creando così una tecnologia spirituale per vivere al meglio le qualità divine nell’energia umana. Per vivere questo introdussero delle pratiche spirituali, sadhana, focalizzate sulle figure delle Dee del pantheon Induista.
Lalita Tripura Sundari è la forma della Shakti che raccoglie in se gli apparenti opposti del potere e della sessualità, dell’amore sessuale e spirituale. La sua frequenza intreccia con maestria e giocosità la forma deliziosa del femminile integrato. E’ connessa a Parvati nella qualità di fedele moglie Yogini e a Kali nell’indomabile donna selvaggia, ma a livello vibratorio, è un’ottava sopra a queste due Dee.
Lalita in principio è una Dea Tantrica, mediatrice dei reami interni e guida attraverso i portali di livelli superiori del samadhi. E’ la bellezza divina (sundari) che permea gli stati di veglia, sogno, sonno profondo e dei Tre Mondi (tripura): corpo fisico, sottile e causale.
Si mostra come il rapimento interno che si srotola attraverso il corpo quando la kundalini colonizza i chakra superiori e avviene l’incandescente unione nella relazione intima. Il nome Lalita si riferisce alla sua capacità di giocare con l’erotismo, una manifestazione di questo gioco erotico, per un occhio illuminato, è osservare la danza sensuale e giocosa alimentata dal desiderio di questo stesso universo. 7
L’eros è la forza trainante della vita stessa e l’erotico è quella qualità nella realtà che la rende vivace, succosa e affascinante. I desideri cosmici creano l’universo e il mondo è in un certo senso un flusso dell’impulso erotico cosmico. Lalita è la forza cosmica che attira gli atomi formando le molecole, si manifesta come il profumo attraente che rilasciano i fiori per richiamare le api ed è come il calore interiore della sessualità umana.
Come principio spirituale, la Shakti di Lalita canalizza desideri mondani in attiva aspirazione spirituale.
Quindi, quando meditiamo su Lalita Tripura Sundari, possiamo accedere a due degli aspetti più attraenti della Dea: la sua energia generatrice, creativa e vitalizzante e il suo potere di beatitudine spirituale, la spinta interna che guida la mente nel sentiero verso il cuore spirituale.
L’ICONOGRAFIA E I POTERI DI LALITA
Lalita siede su un fiore di loto, che emerge da un letto supportato dalla forma di Sadashiva disteso, conosciuto anche come Kameshwara, il Signore dei desideri. Le gambe del letto sono quattro divinità maschili: Bhrama il creatore, Vishnu il mantenitore, Rudra il distruttore e Shiva il Signore dello Yoga. La posizione della Dea simboleggia il suo Potere supremo, adorata anche da coloro che governano il cosmo stesso.
E’ luminosa ed emana una luce di color rosa. Questo colore è l’insieme delle vibrazioni in accordo con i compiacimenti sessuali (rosso del 1° Chakra, Muladhara) e con la beatitudine spirituale (bianco del 7° Chakra, Sahashrara).
Con le sue quattro mani regge un cappio, un pungolo, un arco di canna da zucchero e cinque frecce di fiori.
Il cappio vibra con la frequenza della Luna e rappresenta la forza attrattiva dell’amore che crea la realtà materiale dall’incontro delle particelle che si fanno atomi, molecole e cellule. Il cappio può operare in due modi: può legare alla ruota della vita attraverso desideri infiniti oppure può essere brama per il divino che porta all’interno verso l’unione tra la vita e lo spirito.
Il pungolo vibra con la frequenza del Sole e rappresenta la sofferenza causata dalle voglie e dalla rabbia che guidano gli esseri viventi e che può anche ispirare al risveglio in una realtà elevata.
Il suo arco è il potere che incita la mente attraverso desideri e attrazione ma che può anche colmare la mente di beatitudine spirituale.
Le cinque frecce sono i cinque sensi come i sensi interni che possono rivelare la loro gioia in meditazione.
I cinque fiori e l’arco di canna da zucchero sono anche personificati dai sei Kamadeva: Lalita assunse una forma maschile in Krishna, e incantò tutte le donne del mondo utilizzando le sei forme di Kamadeva che le sei braccia di Krishna reggevano: il flauto, il cappio, il pungolo, l’arco di canna da zucchero, i fiori e il latte.8
L’iconografia mostra Lalita come il potere che guida la Vita, la Shakti dell’allettamento e della seduzione che fa si che il mondo continui a girare nel cerchio del Samsara, il ciclo di vita senza fine.
Senonché – e questo è sempre il cuore del mistero della Shakti – rappresenta il potere della Dea che ci porta oltre la realtà mondana.
Lalita personifica il principio femminile vivo, equilibrato, che non ha vergogna, che non si sottomette e che può sempre confidare del fatto che il suo amore può facilmente unire l’eros e lo spirito.
Quando l’energia erotica che crea nuova vita è canalizzata, come si fa nelle pratiche Tantriche e Taosite, il desiderio alimenta lo sviluppo di coscienza: la tradizione yogica tantrica trasmuta l’energia sessuale in energia spirituale.
DOVE PORTA LA PRATICA
Connettersi individualmente alla frequenza di Lalita Tripura Sundari può essere di guarigione e di conforto.
Per una donna l’immagine della Dea può far esaminare i modi con cui ha sottovalutato e quindi “venduto” la sua femminilità, il suo desiderio e i suoi naturali poteri femminili. Per un uomo, la Dea invita a confrontarsi con gli aspetti della bellezza femminile e del potere sessuale che lo spaventano o che lo fanno sentire inadeguato.
Proseguendo nelle pratiche si aprirebbero altri livelli e sfumature della frequenza di Lalita che, con conoscenza e potere, celebra la sorgente creativa della vita: la Shakti attiva il cuore sottile dell’impulso erotico che può essere esperito sia in una relazione intellettuale, sia nella relazione con il divino che nell’incontro sessuale.
Tripura è la Shakti primordiale, la luce della manifestazione.
Lei, il mucchio di lettere dell’alfabeto, dà vita ai tre mondi.
Alla dissoluzione, è la dimora di tutti i Tattva che ancora rimane in se. 9
Riconoscere in noi questa frequenza, orientarci attraverso i sensi e nel mondo fenomenico, può essere un modo che ci permette di nutrirci costantemente di bellezza senza doverla necessariamente cercare fuori.
Non abbiamo bisogno di possedere tutto.
Abbiamo già tutto, perché siamo tutto.
Nadeshwari Joythimayananda
info@nadeshwari.com
www.nadeshwari.com
1 Antico rituale della tradizione Hindu in cui Agni Deva, la divinità del fuoco agisce da medium tra l’essere umano e gli Dei
2 Posizione del loto in Hata Yoga
3 Il tessuto su cui si siede il praticante perd edicarsi alla pratica per la meditazione. Il colore del tessuto varia a seconda della pratica
4 Pratica spirituale
5 La Dea che scorre, Gioia Lussana. Om Edizioni 2016
6 Ananda Lahari, Shankaracharya
7 Awekening Shakti. Sally Kampton. Sounds True Edition 2013
8 Tantrarajatantra, V84 of Ch XXIV
9 Vamakeshvaratantra, Nityasodashiarnava