Il corpo si massaggia con le mani, l’anima con le parole, vero? Sembra che possiamo vivere in due mondi distinti, il mondo fisico con i sensi, i piaceri, i profumi. E il mondo immateriale, fatto di pensieri, ricordi, valori.
Ma in realtà nell’essere umano i due mondi sono intrecciati. Sempre, anche quando non ce ne rendiamo conto. Un bambino che cade e piange sente la ferita fisica, ma è ferito anche nel suo ego e magari nella caduta si è rotto anche un suo giocattolo preferito. Questo bambino non solo sente un dolore fisico, ma sente crollare il suo mondo di sicurezze, ha sbagliato nel rapporto con l’ambiente esterno, non sa come colmare il vuoto della perdita, si sente magari in colpa o vuole colpire qualcosa. E per sistemare tutto vuole essere toccato da un familiare e rassicurato di essere integro e di essere amato. Vuole essere toccato in tutta la sua persona, non solo in un punto preciso. E spesso ci riesce. Le lacrime possono scorrere liberamente. Il dolore si attenua, il sorriso torna.
Con gli adulti è diverso. Tendiamo ad alzare dei muri. Molte volte quando cadiamo non piangiamo, ci vergogniamo, ci alziamo subito, il dolore passerà. E tutti gli stessi elementi di dubbio e sconcerto che aveva quel bambino di prima, nell’adulto non ricevono tempo ed attenzione per essere processati. E quando finalmente questa persona si decide a farsi vedere perché il gomito continua a far male, entra in studio con solo delle richieste sul piano fisico. Noi adulti siamo bravissimi a distinguere tra il lavoro con le mani e il lavoro con le parole. A separare il mondo esteriore dal mondo interiore. Molte persone vengono per un disturbo fisico e non hanno assolutamente intenzione di aprirsi e farsi massaggiare l’anima. E va benissimo. Uno – perché l’atteggiamento professionale dell’operatore richiede rispetto per l’intenzione del cliente, Due – perché dialogare con l’anima non è possibile se entrambi non hanno l’intenzione di aprirsi ed ascoltare cosa l’anima ci vuole dire.
Comunque sia, con il tocco siamo sempre in contatto con i due mondi. Anche trattando dei dolori articolari con la competenza tecnica, senza andare a cercare delle cause o implicazioni più profonde, il tocco attraverso il contatto con la pelle della persona, rassicura l’anima. La persona sul lettino fa un respiro profondo, chiude gli occhi e si sente in buone mani.
E questo può bastare come tuffo nella profondità della cura. Il corpo può iniziare a dare qualche segnale, ma in fin dei conti parla solo quando l’operatore si apre all’ascolto e con le mani e la sua presenza invita il cliente ad ascoltarsi.
E quando capita che durante la seduta entrambi ci rendiamo conto che l’articolazione ci sta raccontando qualcos’altro rispetto alla storia iniziale di una ferita fisica, e ci apriamo entrambi all’ascolto, il viaggio nella terra sconosciuta ha inizio. Il territorio s’ ingrandisce. E non solo.
La qualità del tocco cambia, diventa più leggera e non sono più solo le mani che toccano ma subentra il cuore che ascolta attraverso le mani, aiutato da entrambi gli emisferi del cervello, la sinistra con la conoscenza analitica e la destra con l’intuizione, la sensibilità e la poesia.
E mentre la capacità percettiva aumenta, l’articolazione comincia a parlare. L’articolazione fa un movimento sottile, o invece s’ irrigidisce e allo stesso momento l’anima sta gridando o sussurrando: “Si! No! Finalmente mi riconnetto, mi ricordo! Aiuto, ho paura!”
Un ricordo di una caduta di tanti anni fa. Un trauma non risolto. Per esempio, quando sono caduto volevo piangere ma mi vergognavo davanti agli altri, mi sono alzato e nessuno si è preso cura di me. Oppure, può esserci una storia più universale dietro all’articolazione dolente: Mi sento bloccato nella vita. Non so che spazio prendere, non sono indipendente economicamente, mi manca la voglia o il coraggio per esprimermi.
Possiamo dire che si apre il mondo delle emozioni, che fanno proprio da ponte tra i nostri pensieri e il corpo. Le emozioni stanno proprio in mezzo, le emozioni ‘e-muovono’ il corpo. Ma non limitiamoci al linguaggio psicologico, infatti si apre anche lo spazio esistenziale.
Qui è dove si svolge il massaggio dell’anima: in questo spazio sacro in cui il cliente finalmente prende coscienza di sé e si sente visto e conosciuto. E una volta visto e conosciuto, può nascere un dialogo per capire le scelte che ci presentano: le cose o persone da accettare, o da lasciare andare, o perdonare. Una nuova via da prendere. Se c’è una storia dietro alla nostra articolazione dolente, è difficile “togliersi” il dolore definitivamente se non si affronta in qualche modo quella storia.
Nel massaggio dell’anima a volte si usano delle parole. Può esserci un dialogo verbale mentre le mani toccano. Attraverso le parole ci si può toccare con il cuore. Il cuore dirige e ascolta il tocco, il cuore dirige e ascolta le parole. Entrambi i cuori sono in primo piano. Non parlo d’ innamoramento, ma di un amore maturo, quello dei nonni per i nipoti, pronto ad ascoltare, a perdonare, a dare generosamente la propria esperienza di vita e a incontrare l’altro incondizionatamente senza desideri per sé.
Tu che sei sul lettino, magari non te la senti di aprirti. Magari hai bisogno di essere coccolato nella sicurezza della chiusura. Magari ciò ti dà il tempo per radunare le forze per andare avanti. Ma pensaci. La grande forza dell’Amore non riesce a stare in spazi chiusi. L’amore per definizione fluisce, connette, si relaziona. Per guarirti, l’amore ha bisogno di fluire, connettere e relazionarsi. L’amore vuole fluire attraverso di te, usarti. E’ bello che ci sei. Rifiorisci. Apriti.
Come Gesù disse, “Effatà”, che vuol’ dire: “Apriti!”.
Apri gli occhi per vedere in un modo nuovo, per vedere veramente quello che è reale davanti a te.
Apri la bocca per far uscire quello che deve uscire, rabbia, perdono e lode.
Apri le orecchie per un ascolto più profondo, dei tuoi bisogni e quelli degli altri.
Apri la mente e prendi una decisione che include invece di tagliare.
Ma sopratutto: apri il cuore. Come diceva il piccolo principe di Antoine d’Exupéry: “È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”
Questo è quello che vuol’ dire il massaggio dell’anima. Quest’incontro tra due anime benedette, mediato dai nostri strumenti umani come il tocco, lo sguardo e le parole, è un’esperienza divina perché Dio è amore, perché amore è ascolto, apertura, libertà, relazione e guarigione.
Carissime anime, vi auguro di trovare nei momenti giusti delle belle occasioni di essere ‘massaggiati’ e di altrettanto ritrovarvi in quel flusso che permette di massaggiare gli altri quando hanno bisogno.
Questo articolo è inspirato dall’esperienza con il lavoro Craniosacrale che ho imparato con Hugh Milne, fondatore di una scuola in questo campo e autore di due bellissimi libri intitolati ‘The Heart of Listening’ (Il Cuore dell’Ascolto). Ma alla fine il contatto tra anima ed anima non dipende dalla tecnica utilizzata, ma dalla presenza ed apertura che si riesce a portare nel lavoro e nella vita.
Marcel Teeuw
www.marcelteew.it