March 14, 2021

(Italiano) Psiche e pandemia: Cosa c’è di strano?

(Italiano) Psiche e pandemia: Cosa c’è di strano?

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Categories: n11

by Jerry Diamanti

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Ricevo da un amico il post di Ottavio Davini, medico con 40 anni di esperienza, che spiega in modo molto articolato e intelligente il valore della strategia ufficiale di lotta alla pandemia smontando punto per punto le obiezioni di chi per varie ragioni teme la campagna di vaccinazione appena cominciata.
Vado su fb e trovo il post in questione con, al momento in cui scrivo 2571 like.
Anche molti di voi che stanno leggendo potranno concordare con le sue argomentazioni circostanziate e di buon senso, tanto che anch’io in un primo tempo le avevo accolte con favore.
Poi, come spesso mi accade una voce interiore, molto più saggia della mia prima attenzione, ha iniziato a suggerirmi alcune riflessioni che condivido.
Ho scelto di rispondere punto su punto al dott. Davini (a mia volta sono medico con 40 anni di esperienza) per risaltare il fatto che la visione del modello culturale e scientifico dominante da lui espressa magistralmente presenta lacune che vengono sistematicamente ignorate e che rischiano di fare sprecare una grande opportunità di cambiamento per la nostra società post-moderna e iper complessa.

È mia convinzione che polarizzare l’attenzione su virus e vaccino sia una scelta apparentemente scontata ma che si rivelerà poco lungimirante. Pandemie ben più gravi sono in atto e vengono colpevolmente ignorate.

 

1. Davini dice:
Allora, i fatti sono questi: nel febbraio 2020 arriva in Europa (dalla Cina) un virus nuovo, nei confronti del quale nessuno ha difese immunitarie. Ha una letalità abbastanza bassa, ma è piuttosto contagioso. Quindi si diffonde rapidamente: in Italia, poi in Europa, poi nel Mondo.
I Paesi (tutti, chi più chi meno) adottano l’unica strategia possibile: quella delle chiusure, e si cerca di spiegare ai cittadini che le cose che funzionano sono 3: lavarsi le mani, indossare la mascherina e stare lontani. Perché una cura non c’è: è normale, per i virus, e questo non fa eccezione.
Cosa c’è di strano?

1. Lattuada risponde:
Cosa c” è di strano?
La Tunnel Vision, direbbe Tom Robbins per indicare uno sguardo molto ristretto e limitato.
Mi riferisco alla visione razionale, riduzionista e materialista, qui sostenuta e proposta, apparentemente, senza rivali, dai media, dai politici e dagli scienziati. Una visione che, molto spesso accomuna sia favorevoli che contrari, sia gli obbedienti che i complottisti. Una visione che divide per conoscere, cerca un nemico da combattere, si schiera da una parte, quella che crede essere il bene e combatte l’altra, il male. Trascuro per decenza le tesi dei negazionisti ed esamino la posizione dominante espressa da Davini sintetizzabile come segue:
Il virus è un nemico bisogna combatterlo. Punto. Attuiamo l’unica strategia possibile fino a che la scienza ci salverà con il vaccino.
E potremo tornare alla normalità.
Combatteremo e vinceremo il nemico. Non avete già sentito questa frase?
Appartiene alla Retorica della guerra, esasperazione della visione dominante citata, che puntualmente viene propinata ai popoli dai potenti o presunti tali,  da che mondo è mondo: combatteremo e vinceremo. (Basta consultare i libri di storia, ascoltare i nostri politici o i governanti di mezzo mondo).
A nessuno viene in mente che forse il modo migliore per vincere non sia combattere? (chi di spada ferisce…porgi l’altra guancia, Il mio Regno non è di questo mondo. Non ci ricordano nulla)?

Ma che c’entra, potrebbe ribattere il pensiero unico, qui si sta parlando di una pandemia mondiale, dovremmo forse non combattere il virus? Lasciare che i nostri ospedali si saturino, abbandonare a sé stesse le categorie a rischio?

Certo che no, ma forse potremmo anche e sopratutto allargare lo sguardo e ascoltare i saggi che hanno solcato questa terra dai tempi remoti, penso a molti dei concetti espressi  nei Veda, da Buddha, dai filosofi greci,  da Lao tsu, e certamente da Cristo, per arrivare  ai mistici di ogni tempo e ai teorici della nuova visione olistico-sistemica, transpersonale, integrale.
Sono svariate le tradizioni che con una sola voce ci suggeriscono che la via per vincere davvero non è combattere ma accogliere, conoscere, trasformare.
Avete mai visto chiedere un parere a qualche maestro di saggezza o di consapevolezza, a qualche teorico della visione integrale o scienziato della complessità?
La situazione è in mano a virologi, epidemiologi, immunologi, tecnici. Che c’è di strano? Dice Davini, stiamo parliamo di virus!  (Tunnel Vision).
E se stessimo invece parlando anche e sopratutto di una lezione per l’umanità?
Proposta 1: affiancare alle misure di contenimento misure che favoriscano accoglienza, conoscenza, trasformazione.
Proposta 2: rispondere alla domanda; qual’è la lezione da imparare?

2. Davini dice:
La cosa più probabile è che si tratti di una zoonosi, cioè un virus che è saltato di specie: da un animale all’uomo.

2. Lattuada risponde:
La zoonosi è una probabilità come le altre proposte, ad esempio la manipolazione genetica in laboratorio o altre più fantasiose, riscaldamento globale, inquinamento, ecc.
Le origini per ora restano ignote, ma che ti importa, se ti cade un asino nel pozzo ti occupi di perché ci sia caduto ?
Già, ecco un altro fatto strano: l’istituzionalizzazione del trauma, lo stato di emergenza perenne.
Qualcuno ricorda un periodo nel quale non si parlasse di crisi?
In emergenza ci si può permettere di essere approssimativi, poi si vedrà.
Dimentichiamoci le cause per ora, dimentichiamo che uno dei presupposti di base della scienza sia conoscere le origini di un problema.
Facciamo la cosa più semplice. Che c’é di strano?
Il pensiero scientifico è nato oltre quattro secoli fa decidendo di accantonare un problema troppo difficile per quei tempi, la coscienza. Da oltre quattro secoli, la scienza agendo sulla materia ha ottenuto progressi straordinari su qualità e speranza di vita ma ancora oggi, di fronte a un problema umano, la pandemia, agisce come se fossimo orologi,  ignora tutto ciò che non sia materiale.
Virus-vaccino, guasto-riparazione.
Che c’è di strano?
Nulla, ce la faremo, anche questa volta la scienza vincerà, ci farà sopravvivere. Con buona pace della nostra coscienza, che continuerà a restare relegata al confessionale o a quei rari momenti prima di dormire.
Proposta 3: Dare spazio altrettanto prioritario alla Psiche, in tutte le forme possibili.

3. Davini dice:
Non abbiamo ancora le difese immunitarie, dobbiamo difenderci, si cerca di spiegare ai cittadini che le cose che funzionano sono lavare le mani, mascherina e stare lontani.
Che c’é di strano?

3. Lattuada risponde:
Non trova strano che non venga dato lo stesso risalto mediatico e scientifico al fatto  che  il nostro organismo sia un Complex Adaptive System,  in grado di auto organizzarsi e ritrovare l’equilibrio se vengono create le condizioni giuste. (vedi Scienza della Complessità)?
Non trova strano che i nostri tecnici non spieghino nelle loro frequenti comparse televisive che esiste una rete psiconeuroendocrinoimmunologica, che d’ora in poi sintetizzerò con la sigla della disciplina che se ne occupa PNEI, responsabile del buon funzionamento del nostro organismo nella sua interezza?
Non trova strano che non venga dato risalto oltre che alla litania delle cifre, il fatto che tra le prime cause di squilibrio siano da annoverare quelle psicologiche come: paura, insoddisfazione, distanza da se stessi?
Non trova strano che non vengano concepite da politici ed esperti campagne che favoriscano un educazione interiore alla padronanza emotiva?
Non vengano emanate dai nostri tecnici e politici delle linee guida sul benessere interiore e che le televisioni e i giornali non ne diano risalto a caratteri cubitali in prima pagina?
Non trova strano che nessuno ci insegni l’evidenza? Ad esempio che non puoi risolvere un problema con la stessa mente che lo ha creato? (Einstein) Oppure che i nostri limiti sono infinitamente più in là di  dove crediamo che siano. (Piccard, Musk.)
Proposta 4: Emanare Linee Guida sul benessere interiore che risaltino:
Riposo, tranquillità, fiducia, amore donato, vissuto e agito, gestione dello stress, resilienza.
Proposta 5: Attivare cerchi di condivisione di esperienze e di insegnamenti gratuiti di metodi per ottenerli come la meditazione, le pratiche di benessere e self-mastery, le pratiche psico-corporee e di autoguarigione, l’educazione emotiva, l’attività fisica, una corretta alimentazione, vitamine e integratori, la permanenza in natura.
La sento la voce del pensiero unico:
“La gente non è pronta? Costerebbe troppo?”
Per raggiungere un luogo che non conosci devi percorrere una strada che non conosci (San Giovanni della Croce).
Quanto costeranno i vari lockdown? Quanto costerà la campagna di vaccinazione?
Dove andranno a finire i soldi del recovery found?
Proposta 6:
Investire in una cultura della Salute Psichica, che vuol dire Benessere integrale.
Recupero delle dimensioni della Coscienza che vuol dire padronanza dell’esperienza interiore.
Educazione a uno sguardo integrale in grado di occuparsi della totalità della persona, che vuol dire PNEI.
Sviluppo delle potenzialità che vuol dire educazione a una spiritualità laica, aconfessionale fondata sulla fiducia.

4. Davini dice:
Avremmo voluto che non capitasse, ma è capitato.
E già su questa ricostruzione (che è sintetica ma basata su fatti e studi scientifici) si fanno milioni di pippe (il laboratorio di Wuhan, l’esperimento, il complotto internazionale, Soros, Bill Gates che già lo sapeva e si era organizzato e così via). Qui vale veramente il rasoio di Occam (e il mio virologo di Facebook faccia lo sforzo di andare su Wikipedia a vedere chi era): se ci sono diverse ipotesi, la più semplice è quella vera, e le altre le taglio via (con il rasoio, appunto).

4. Lattuada risponde:
Esatto dottore, la più semplice è quella vera, la zoonosi è avvenuta per caso, il virus ci infetta, noi dobbiamo difenderci in attesa del vaccino. Le altre sono tutte indistintamente pippe. Rasoio di Occam, lo conosce bene e sa usarlo altrettanto bene.
Certamente ha buon gioco contro gli invasati complottisti o negazionisti o no Vax che siano. Questa è sempre stata una strategia vincente usato da ogni partito unico al potere. Usare gli invasati per screditare ogni teoria dissonante.
Avrei una domanda: Cosa ha prodotto la zoonosi?
Perché alcuni, molti restano asintomatici e altri pochi soccombono?
Lo so potrebbe rispondere che a breve c’è lo spiegherà la genomica, è tutto scritto lì?
Poi un giorno mi spiegherà perché la teoria del Karma non sia scientifica e invece quella del genoma si.
Chi ha messo i geni a quel modo? Cosa determina una mutazione o un difetto?
Il caso?

5. Davini dice:
Andiamo per punti.
1. Non si sa cosa c’è dentro.
Si sa benissimo (vedere sito AIFA), e certamente non ci sono 5g, feti morti, metalli pesanti e altre cagate del genere: in pratica ci sono particelle di grasso che includono l’mRNA (vedi dopo), colesterolo, sali, saccarosio e acqua. E basta.
2. Non è stato abbastanza sperimentato.
No, è stato sperimentato in tempi molto rapidi, questo sì, perché i Paesi e le istituzioni hanno messo sul tavolo una quantità mai vista di danaro, il che ha permesso di correre molto, molto più velocemente del solito.

5. Lattuada risponde:
Vale il discorso fatto sul rasoio di Occam in precedenza, sta sparando sulla croce rossa attaccando i no Vax.
È una manovra nota nelle tecniche di comunicazione e in ipnosi. Se incomincio a parlarti di cose con le quali è facile concordare poi potrò venderti più facilmente il mio prodotto.
La gente è questa, è sospettosa e non si fida. Come pensa di aumentare il grado di fiducia nelle persone? Con la triade miracolosa, lavatevi, difendetevi, state lontani?

6. Davini dice:
Dire che l’mRNA (che tra l’altro ha vita molto breve) può modificare il DNA è come dire che se ho un dado di carne per il brodo posso farmi la mucca in casa.

6. Lattuada risponde:
Certo che mRNA non potrà mai modificare il DNA, ma la domanda è:
Possiamo affermare con un ragionevole grado di  certezza che quel mRNA non muterà mai e non si metterà  produrre una proteina diversa? Probabilmente no, ma la storiella del dado e della mucca è solo una frase ad effetto.

7. Davini dice:
È pericoloso.
Questa è un’obiezione con un minimo di senso. Qualunque sostanza introdotta nel nostro organismo può scatenare imprevedibili. C’è un abisso tra il beneficio (enorme) e il rischio (remotissimo).

7. Lattuada risponde:
Non è questo il vero pericolo. “Non di solo pane vive l’uomo.”
Il pericolo della cultura dei vaccini (e peraltro in questo caso il termine è improprio) è che rinforzi il codice della paura e la retorica della guerra del pensiero unico che trascura una visione integrale figlia del codice della fiducia e fondata sul rispetto e sul rinforzo della rete PNEI, sull’alleanza con le qualità tipiche dell’organismo, sul risveglio delle sue potenzialità psico spirituali.
Una cultura dei vaccini rende più deboli. Le popolazioni e i loro sistemi immunitari, non più forti, specie se non associata a una massiccia campagna di educazione.  Affermare il contrario non è affatto scientifico, ma semplicistico. Il vaccino è il minore dei mali per salvare vite non la salvezza dell’umanità.

8. Davini scrive:
Ma io ho paura.
Come sopra: ragionevole. Io non ce l’avrei, perché vaccinarsi è pericoloso più o meno come attraversare la strada, ma capisco. E, tanto per chiarire, è possibile, anzi probabile che nei prossimi mesi ogni tanto comparirà sui giornali la notizia di qualcuno che se l’è vista brutta.
Consiglio: verificate la notizia (non si sa mai) e mettetelo comunque in conto. Il rischio zero non esiste, nella vita, per nessuna attività. Ma quello per vaccino è basso, bassissimo. E per il resto vale quanto sopra.

8. Lattuada risponde:
Dottore sai bene che la paura è irrazionale, vuoi vincerla col ragionamento?
Vorrei poi ricordare il doppio legame di Bateson. Proverbiale è l’esempio della mamma che entra in casa con le mani occupate dalle borse della spesa e passando frettolosamente davanti al figlio lo apostrofa: ma come non mi abbracci?
Viene espressa diffusamente una cultura che trasuda il codice della paura e ci si stupisce se le persone sono spaventate?

9. Davini dice:
“No, va be’, ma non ci dicono la verità, non mi fido degli scienziati, sono tutti al soldo di Big Pharma.”
È come dire che non mi fido degli ingegneri aeronautici che progettano l’aereo su cui voliamo perché sono al soldo della Boeing o della Airbus. Segnalo – en passant – che la nostra conoscenza delle leggi della fisica che consentono il volo è uguale a quella che abbiamo dei meccanismi immunitari. Ma l’aereo lo prendono alcuni miliardi di persone ogni anno (pochissimi con la laurea in fisica, immagino).

9. Lattuada risponde:
Esempio fuori luogo.
Se voglio volare devo prendere l’aereo, se ho paura vado in treno.
Non è una scelta politica, prendere l’aereo per volare, è l’unica possibile.
La scelta di orientare la medicina verso i vaccini è politica o quanto meno culturale ed è noto a tutti che la ricerca costa ed è pagata dalle case farmaceutiche.

10. Davini dice:
“Ah, ma io aspetto, lasciamo che si vaccinino gli altri, non si sa nulla degli effetti a lungo termine.”
Non è vero, quelli li conosciamo: gli effetti a lungo termine delle vaccinazioni del secolo scorso sono stati la scomparsa del Vaiolo (eradicato nel 1980), e il contenimento ai minimi termini di almeno altre sette-otto malattie contagiose che facevano morti e invalidi a MILIONI (poliomielite, morbillo, difterite, rosolia, parotite, pertosse, tetano, epatite B, etc.).

10. Lattuada risponde:
Non è un vaccino questo, è informazione.
Stupirsi che la gente sia diffidente ed egoista non mi sembra una grande novità.
Ancora una volta non è in discussione il vaccino come minore dei mali è in discussione la sua reificazione a salvezza da parte di una visione ristretta che non vede altro.

11. Davini scrive:
“Ma sui siti AIFA ed EMA ci sono un sacco di dubbi.”
Benvenuti nel modo reale della scienza.
É ovvio che non si conoscano ancora gli effetti, per esempio, su gravidanza e allattamento, semplicemente perché non c’è ancora una casistica sufficientemente ampia per trarre conclusioni definitive.
Così come non possiamo sapere con certezza quanto durerà la protezione: è ovvio che per saperlo deve trascorrere del tempo.

11. Lattuada risponde:
Quindi è ovvio che la gente, spaventata, diffidente ed egoista continui ad esserlo.
Cosa fanno i medici, gli esperti, i politici per liberarli dalla paura?  Di chi è la responsabilità del clima di paura che si respira? Pensa che basti qualche numero verde di pronto soccorso psicologico?
Vedi proposte precedenti.

12. Davini scrive:
“Ah, ma i vaccini fanno venire l’autismo.”
AAAAARGHHH! BASTA! È una bufala spaventosa, smentita da decenni, la vogliamo smettere!
“Ah, ma fanno finta di iniettare il vaccino, in realtà è solo acqua distillata.”
Eh, certo: milioni di medici e infermieri si stanno facendo iniettare in tutto il mondo acqua distillata. Milioni di coglioni, che tra qualche settimana lavoreranno con i pazienti Covid convinti di essere immunizzati, e invece moriranno come mosche. Ma cosa avete nel cervello?

12. Lattuada risponde:
Vedi sopra, è gioco facile, citare le posizioni estreme, sostenute da pochi invasati per accreditare le proprie.
In presenza di poche idee e confuse: mascherina, distanziamento, lavare le mani, vaccinarsi, si spara sulla croce rossa. Fa sempre comodo un nemico, specie se inconsistente per nascondere le proprie lacune.

13. Davini dice:
“Avete visto l’infermiera che è svenuta? E poi è morta, ma non ce lo dicono?”
L’infermiera è svenuta per quel fenomeno fisiologico noto come sindrome vagale: è effetto dell’ago, dello stress e di molti fattori concomitanti: ho visto pazienti svenire quando mi avvicinavo con l’ago in mano. Capita, e non è grave (lezione gratis di primo soccorso: sdraiate il malcapitato e alzategli le gambe: sarà dei nostri in pochi secondi). E non è morta, naturalmente, come ha dovuto (!) confermare l’ospedale dove lavora.

13. Lattuada risponde:
Non è vero, non è stato un effetto dell’ago, il malore è successo quindici minuti dopo e non è passato alzando le gambe, ha dovuto essere ricoverata. Anche se questo è un dettaglio che non meriterebbe considerazione.

14. Davini dice:
“Ma avete visto il curriculum di Pfizer? Hanno fatto ogni sorta di nefandezze. E adesso ci fidiamo di questi?”
Guardate, non sarò certo io a difendere le grandi industrie farmaceutiche, ed è giusto star loro sul collo. Ma se oggi un bambino che nasce in Italia può sperare di vivere mediamente novant’anni è anche merito loro (lettura consigliata: Adam Smith, La L ricchezza delle nazioni), e naturalmente della Medicina moderna. Se in questo caso hanno fatto un buon lavoro, a me va bene. E comunque quando hanno sfornato il Viagra non ho visto tanta gente preoccupata.

14. Lattuada risponde:
Ci risiamo, nessuno nega i progressi straordinari della medicina e chi lo fa non dovrebbe essere degno di attenzione.
Il problema è la qualità della vita interiore, “fatti non foste per viver come bruti” e nemmeno per campare da zombie nelle RSA.

15. Davini dice:
“Non vorranno mica metterlo obbligatorio? È anticostituzionale.”

La legge impositiva di un trattamento sanitario non è incompatibile con l’art. 32 della Costituzione se il trattamento sia diretto non solo a migliorare o a preservare lo stato di salute di chi vi è assoggettato, ma anche a preservare lo stato di salute degli altri, giacché è proprio tale ulteriore scopo, attinente alla salute come interesse della collettività, a giustificare la compressione di quella autodeterminazione dell’uomo che inerisce al diritto di ciascuno alla salute in quanto diritto fondamentale.
Chiaro, no?

15. Lattuada risponde:
Sii molto chiaro. Quindi vediamo: tutelare la collettività è vaccinarsi.
Non una drastica campagna culturale per eliminare abitudini nocive: tabacco, alcol, cibo spazzatura, assenza di sport, lo zucchero bianco, cibi raffinati, strafogarsi di carne e dolci, inquinare con i SUV per portare i bimbi a scuola, disinformazione.
Oppure nemmeno insegnare pratiche meditative e di self mastery, educazione emotiva, alla lettura, all’arte, all’eco sostenibilità,  al  benessere integrale.

16. Davini dice:
Molte sono idee che originano dalla paura, dall’ignoranza, dalla fragilità emotiva, dall’opposizione preconcetta all’altro, dalla strumentalizzazione politica. Dato che molti di quelli che fanno le domande e le obiezioni che ho elencato sono convinti che ci sia un grande burattinaio che muove tutti i fili, vorrei dire a costoro che sono loro gli inconsapevoli burattini di qualcuno che – per interessi personali, economici, politici – cerca di gettare discredito su quello che di buono riesce a fare ogni tanto la comunità internazionale.

16. Lattuada risponde:
Bravo, come la paura della malattia che ci fa combattere questo mostro del virus, come la paura della morte che ci fa correre a vaccinarci, come la fragilità emotiva di chi non tollera una visione fondata sulla fiducia, come l’ignoranza di nozioni come la PNEI, la visione integrale, la Scienza della Complessità, le antiche tradizioni spirituali dell’umanità.
Se ho ben capito, chi dice: preferisco non vaccinarmi ma vivere sano, mangiare sano, consumare in modo ecosostenibile, vivere in natura, meditare, allenare il mio organismo a difendersi, sviluppare le mie potenzialità, si muoverebbe per interessi personali, economici e politici, mentre le multinazionali del farmaco, i tecnici e i politici, si muoverebbero spinti solo dall’amore per il prossimo.
Follow the money, dottore. Segui i soldi se vuoi smascherare i burattinai.
O uomo, conosci te stesso (oracolo di Delphi).

17. Davini dice:
I meccanismi di rinforzo tipici dei social (dialogo a piccoli gruppi che rilanciano le stesse tesi: gated communities) ci accrescono nelle nostre convinzioni.

17. Lattuada risponde:
Piccoli gruppi che rilanciano le stesse tesi?
Come quelle che sentiamo ogni giorno nei telegiornali?
Come la comunità dei tecnici e dei politici?
Come il solito gruppo auto-referenziale di esperti che ignora le più elementari innovazioni paradigmatiche in corso? (The Structure of Scientific Revolutions. Chicago University Press, Chicago, tr. it della II ed. La struttura delle rivoluzioni scientifiche, Torino, Einaudi, 1979)

18. Davini dice:
Agli esperti non viene più riconosciuto il loro ruolo (solitamente conquistato con decenni sui libri e nei laboratori), e si pensa di poter confutare le loro affermazioni basandosi su qualche informazione raccolta qua e là. Senza considerare, appunto, l’enorme complessità della scienza e della società moderna; pensate che già George Bernard Shaw diceva: “Ogni problema complesso ha una soluzione semplice sbagliata.”

18. Lattuada risponde:
Esatto, dove sono gli esperti di Scienza della Complessità, di PNEI, della visione integrale, del nuovo paradigma olistico-sistemico?
Esatto:
Problema complesso, pandemia.
Soluzione semplice, vaccino.
Risultato: sbagliato.

19. Davini dice:
I media hanno giocato male la loro partita, non meglio dei politici, per intenderci. Non tanto sul versante dell’informazione, ma sulla gestione dei dibattiti e dei talkshow. Per essere chiari: non mettete uno scienziato a discutere di vaccini con un DJ, una soubrette o un critico d’arte (e stendo un velo pietoso sull’ego di qualche collega). Otterremo solo di svilire la scienza e di confondere i cittadini. Per essere chiaro – e un po’ autoritario – non dovrebbe essere consentito.

19. Lattuada risponde:
Si facciamo dialogare solo gli scienziati che sono d’accordo con loro stessi. A proposito di autorità, potremmo imparare dalla Cina.
Dove sono i dibattiti con gli scienziati dissenzienti? Bollati come negazionisti, irresponsabili, egoisti, antiscientifici. Oppure colpevolizzati, vedi in seguito.

20. Davini dice:
Comunque, io e i miei familiari possiamo vaccinarci, quindi lo faremo tutti appena possibile.
Chi non vuole farlo, per ora è libero di scegliere; pensi solo che la sua scelta potrà avere sulla coscienza la malattia e la morte di coloro che non potranno vaccinarsi per ragioni di salute, e che possono solo sperare nell’immunità di gregge.

20. Lattuada risponde:
Anch’io posso vaccinarmi e non lo farò.
E sono lieto che chi vuole farlo possa farlo.
E questa ultima frase poteva risparmiarsela, caro collega.
40 anni di esperienza non autorizzano nessuno a instillare sensi di colpa in chi la pensa diversamente.
Dovremmo allora parlare delle responsabilità di chi va in auto e inquina chi va in bici, di chi mangia carne e fa pagare a chi non la mangia le conseguenze, di chi non fa sport, mangia cibo spazzatura, non si occupa di se stesso e grava sul servizio sanitario nazionale pagato da tutti, di chi non legge libri, non si informa e i cui comportamenti figli dell’        ignoranza ricadono anche  su chi studia e si aggiorna, di chi non fa l’indifferenziata, e mi fermò qui.
Anzi no, vogliamo parlare del pensiero unico razionale, riduzionista, materialista che si è arrogato il diritto di “unica scienza” insistendo ad ignorare, di fatto, l’esistenza di uno sguardo sovranazionale, integrale, sistemico.
Per concludere, il pensiero qui proposto non ha nulla da spartire con il calderone dell’alternativo, complottista, negazionista, no vax, New Age, esoterico, antiscientifico.
La visione integrale non contrasta né nega il pensiero riduzionista dominante in ambito scientifico, suggerisce di ampliare lo sguardo, la giurisdizione e i metodi della scienza. (La letteratura a riguardo è ormai sterminata per chi volesse realmente conoscere e dialogare e fare del bene).
L’invito è a considerare la rivoluzione silenziosa che è in atto ormai da diversi decenni, e a non lasciarsi sfuggire l’opportunità.
L’opportunità di partire da dentro e scoprire che i nemici che vengono da fuori sono in realtà, alleati.

P.L. Lattuada MD., Ph.D., Psy.D.

djirendra@gmail.com

www.integraltranspersonallife.com 

www.pierluigilattuada.com

 

Photo by frank mckenna

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    Prima di tutto, la RO condivide con la Meditazione Vipassana l’enfasi sul respiro.

    E’ importante notare che la centralità del respiro non è relativa esclusivamente all’aspetto di processo fisico che permette la vita, ma anche al suo significato simbolico di collegamento al regno dello spirito. Questo legame è profondamente radicato nel nostro linguaggio. Il termine latino spiritus si riferisce sia al respiro che all’anima o al principio vitale, la stessa cosa è vera per la parola greca pneuma, il termine cinese qi, il giapponese ki, il sanscrito prana e l’ebraico ruach. Nella Bibbia leggiamo:” E Dio creò l’uomo, ……..e soffiò nelle sue narici il respiro della vita; e l’uomo divenne un’anima vivente” (Genesi 2,7)

    Un altro principio fondamentale nella Respirazione Olotropica è “il guaritore interiore”. Con questo concetto si intende il fatto che ognuno di noi conosce spontaneamente ciò di cui ha bisogno per risolvere i propri conflitti interiori, e per andare verso la pienezza. Se andiamo abbastanza profondamente nel nostro inconscio, troviamo qualcosa di fondamentalmente buono, e che tende alla salute. Questo concetto è molto lontano da quello di peccato originale di cristiana memoria, ma è vicino alla nozione Indù di atman, la divinità interiore, concetto fondamentale anche nel Buddhismo Mahayana, al quale talvolta ci si riferisce come alla “natura Buddha”. Senza andare in sottili distinzioni non utili in questa sede, il punto focale è che sia il Buddhismo che la RO accettano il fatto che nel nucleo siamo “nati nobili” – cioè siamo buoni, e conosciamo ciò di cui abbiamo bisogno per realizzare pienamente la nostra vita.

    Forse nessun principio è più fondamentale nel Buddhismo di quello di “interconnessione”, la nozione che noi siamo solamente una manifestazione transitoria di una rete infinita di realtà interdipendenti, sia materiali che spirituali, radicate nella realtà ultima del principio divino. Ogni cosa dipende da qualcos’altro per la sua esistenza, ed è in definitiva collegata con tutto ciò che è.

    La RO può permetterci di intravedere brevemente questa realtà anche esperienzialmente.

    LA MAPPA DELLA COSCIENZA

    La mappa della coscienza che Grof ha redatto sulla base di 50 anni di ricerca – forse il suo contributo più importante alla psicologia del profondo – elenca tre livelli fondamentali della nostra mente inconscia, che possiamo esplorare nel viaggio interiore.

    Il primo è personale, biografico, e contiene gli elementi della nostra esperienza di vita che giacciono al di sotto del livello della coscienza. E’ il medesimo di cui parla Freud.

    Il secondo è un livello più profondo che si incontra quando siamo in uno stato non ordinario, e sembra contenere le memorie della propria nascita, e viene chiamato “perinatale”. E’ stato esplorato per la prima volta in psicologia da Otto Rank.

    Attraverso l’esperienza del livello perinatale possiamo direttamente avere accesso ad un livello della psiche ancora più profondo, che Jung ha chiamato inconscio collettivo.

    Le profonde esperienze che possiamo fare a questo livello hanno importanza non solamente in ambito psicologico, ma per la nostra intera concezione di ciò che è la realtà.

    UN PRINCIPIO FONDAMENTALE

    Queste esperienze indicano chiaramente come la coscienza non è meramente un sottoprodotto di processi chimici o fisici nel cervello umano, perché in tali esperienze è possibile avere accesso ad elementi di consapevolezza che non erano entrati precedentemente nelle nostra vita biografica. Implica che la coscienza è un principio fondamentale dell’esistenza. Qualcosa che permea la realtà.

    E’ una visione coerente con le nozioni Buddhiste fondamentali: siamo connessi l’uno con l’altro, e con il resto di ciò che esiste non esclusivamente sul livello materiale, ma a livello della coscienza.

    Negli stati non ordinari, per esempio, le persone hanno provato che possono identificarsi per esempio con la coscienza di un antenato, o anche di un albero.

    Jack Kornfield, uno dei primi psicologi ad andare in oriente come monaco per studiare e praticare direttamente la meditazione Vipassana, scrive nella prefazione di un recente testo di Grof “che offre una psicologia per il futuro, che espande le nostre possibilità umane e che ci riconnette gli uni con gli altri e con il Cosmo….” E continua dicendo “ nel mio addestramento come monaco Buddhista sono stato introdotto per la prima volta alle potenti pratiche del respiro, ed ai regni visionari della coscienza. Mi sento fortunato a trovare nel lavoro di Grof un incontro potente per queste pratiche nel mondo Occidentale.”

    Grof e Kornfield hanno infatti condotto per anni un workshop noto come “Insight and Opening”, che combinava le tecniche della Meditazione Vipassana alla Respirazione Olotropica.

    Io e Pietro abbiamo partecipato più volte a quegli incontri, e abbiamo provato personalmente l’efficacia e il potere trasformativo di questi due metodi congiunti. Come Jack ha detto una volta, queste tecniche “contattano il luogo della propria saggezza interiore”, con una modalità simile in entrambe: portare l’attenzione alle immagini , ai pensieri ed alle emozioni che sorgono nella coscienza, sperimentarle pienamente, e poi, senza giudizio o analisi, lasciarle andare con gentilezza.

    Claudia Panico

    claudia@claudiapanico.com

    www.claudiapanico.com

    Salva

    Salva

  • Sorry, this entry is only available in Italiano.

  • Una pratica che incontra oriente e occidente

    Da pochi giorni si è concluso il ritiro estivo di Respirazione Olotropica e Meditazione Vipassana che io e Pietro Thea proponiamo due volte all’anno. E’ uno dei seminari che amo di più.

    Questi due metodi e la filosofia che li anima possono sembrare opposti, ma in realtà sono complementari, con prospettive e tecniche comparabili.

    Desidero parlare brevemente proprio di alcuni di questi aspetti.

    Come ho scritto in un precedente articolo su Matrika, la pratica della Respirazione Olotropica è stata creata negli anni ‘70 da Stanislav e Christina Grof, e si fonda sulle ricerche sulla natura della psiche effettuate da Grof stesso a partire dagli anni 50, all’inizio a Praga, sua città di nascita, e successivamente negli Stati Uniti, prima in un centro di ricerca nel Mariland, e poi ad Esalen in California.

    Grof è stato uno dei fondatori della Psicologia Transpersonale, ed è considerato uno dei principali successori di Freud e Jung.

    GLI STATI OLOTROPICI DI COSCIENZA

    Un punto chiave nel pensiero di Grof è il concetto di “Stati Non Ordinari di Coscienza”. L’idea è che la nostra concezione ordinaria della realtà, ciò che sperimentiamo nella vita quotidiana, si basa solamente su alcune capacità limitate della nostra mente, ma che abbiamo la potenzialità per entrare in stati di consapevolezza che mostrano la realtà come infinitamente più vasta e complessa di come la sperimentiamo ogni giorno.

    Grof ha ripetutamente verificato come alcuni Stati non Ordinari di Coscienza hanno un potenziale terapeutico ed euristico molto elevato, e li ha chiamati Olotropici, un termine che significa “muoversi verso la totalità, la completezza”, dal greco holos (tutto) e trepein (andare verso).

    Molte culture nel mondo e nella storia hanno studiato i metodi per entrare in questi stati: nella maggioranza utilizzano il respiro, il suono dei tamburi, la danza, il digiuno, l’uso di piante psicotrope.

    Un altro dei modi per entrare in uno stato olotropico di coscienza è la meditazione. Ormai da anni gli studi su monaci e praticanti avanzati di meditazione mostrano una chiara modificazione delle onde cerebrali e altri parametri fisici scientificamente misurabili.

    LA NASCITA DELLA RESPIRAZIONE OLOTROPICA

    Da quando l’LSD divenne illegale negli anni settanta e tutte le ricerche sui suoi effetti terapeutici vennero interrotte (di questo parlerò in un prossimo articolo), Grof e sua moglie Christina hanno sviluppato un metodo per indurre stati olotropici senza l’uso di sostanze psicotrope, basandolo sui risultati delle ricerche svolte con l’LSD, le pratiche sciamaniche, e le pratiche orientali di consapevolezza.

    Questo metodo, da loro chiamato Respirazione Olotropica, si basa sull’uso di rilassamento, respirazione profonda, e una colonna sonora composta di musiche etniche, preparata specificamente per sostenere l’esperienza e per facilitare l’accesso a stati non ordinari. In questi stati, la persona riesce ad entrare in strati profondi del proprio inconscio, per favorire la risoluzione di conflitti psichici, e sperimenta la propria interconnessione con gli altri esseri umani, con l’inconscio collettivo, con la rete della vita, e con un contesto spirituale.

    Alcune delle tecniche che i Grof hanno sviluppato, e il modo di vedere il mondo e la realtà che emergono da queste esperienze, riecheggiano le pratiche e gli insegnamenti Buddhisti.

    ORIENTE E OCCIDENTE SI INCONTRANO

    Prima di tutto, la RO condivide con la Meditazione Vipassana l’enfasi sul respiro.

    E’ importante notare che la centralità del respiro non è relativa esclusivamente all’aspetto di processo fisico che permette la vita, ma anche al suo significato simbolico di collegamento al regno dello spirito. Questo legame è profondamente radicato nel nostro linguaggio. Il termine latino spiritus si riferisce sia al respiro che all’anima o al principio vitale, la stessa cosa è vera per la parola greca pneuma, il termine cinese qi, il giapponese ki, il sanscrito prana e l’ebraico ruach. Nella Bibbia leggiamo:” E Dio creò l’uomo, ……..e soffiò nelle sue narici il respiro della vita; e l’uomo divenne un’anima vivente” (Genesi 2,7)

    Un altro principio fondamentale nella Respirazione Olotropica è “il guaritore interiore”. Con questo concetto si intende il fatto che ognuno di noi conosce spontaneamente ciò di cui ha bisogno per risolvere i propri conflitti interiori, e per andare verso la pienezza. Se andiamo abbastanza profondamente nel nostro inconscio, troviamo qualcosa di fondamentalmente buono, e che tende alla salute. Questo concetto è molto lontano da quello di peccato originale di cristiana memoria, ma è vicino alla nozione Indù di atman, la divinità interiore, concetto fondamentale anche nel Buddhismo Mahayana, al quale talvolta ci si riferisce come alla “natura Buddha”. Senza andare in sottili distinzioni non utili in questa sede, il punto focale è che sia il Buddhismo che la RO accettano il fatto che nel nucleo siamo “nati nobili” – cioè siamo buoni, e conosciamo ciò di cui abbiamo bisogno per realizzare pienamente la nostra vita.

    Forse nessun principio è più fondamentale nel Buddhismo di quello di “interconnessione”, la nozione che noi siamo solamente una manifestazione transitoria di una rete infinita di realtà interdipendenti, sia materiali che spirituali, radicate nella realtà ultima del principio divino. Ogni cosa dipende da qualcos’altro per la sua esistenza, ed è in definitiva collegata con tutto ciò che è.

    La RO può permetterci di intravedere brevemente questa realtà anche esperienzialmente.

    LA MAPPA DELLA COSCIENZA

    La mappa della coscienza che Grof ha redatto sulla base di 50 anni di ricerca – forse il suo contributo più importante alla psicologia del profondo – elenca tre livelli fondamentali della nostra mente inconscia, che possiamo esplorare nel viaggio interiore.

    Il primo è personale, biografico, e contiene gli elementi della nostra esperienza di vita che giacciono al di sotto del livello della coscienza. E’ il medesimo di cui parla Freud.

    Il secondo è un livello più profondo che si incontra quando siamo in uno stato non ordinario, e sembra contenere le memorie della propria nascita, e viene chiamato “perinatale”. E’ stato esplorato per la prima volta in psicologia da Otto Rank.

    Attraverso l’esperienza del livello perinatale possiamo direttamente avere accesso ad un livello della psiche ancora più profondo, che Jung ha chiamato inconscio collettivo.

    Le profonde esperienze che possiamo fare a questo livello hanno importanza non solamente in ambito psicologico, ma per la nostra intera concezione di ciò che è la realtà.

    UN PRINCIPIO FONDAMENTALE

    Queste esperienze indicano chiaramente come la coscienza non è meramente un sottoprodotto di processi chimici o fisici nel cervello umano, perché in tali esperienze è possibile avere accesso ad elementi di consapevolezza che non erano entrati precedentemente nelle nostra vita biografica. Implica che la coscienza è un principio fondamentale dell’esistenza. Qualcosa che permea la realtà.

    E’ una visione coerente con le nozioni Buddhiste fondamentali: siamo connessi l’uno con l’altro, e con il resto di ciò che esiste non esclusivamente sul livello materiale, ma a livello della coscienza.

    Negli stati non ordinari, per esempio, le persone hanno provato che possono identificarsi per esempio con la coscienza di un antenato, o anche di un albero.

    Jack Kornfield, uno dei primi psicologi ad andare in oriente come monaco per studiare e praticare direttamente la meditazione Vipassana, scrive nella prefazione di un recente testo di Grof “che offre una psicologia per il futuro, che espande le nostre possibilità umane e che ci riconnette gli uni con gli altri e con il Cosmo….” E continua dicendo “ nel mio addestramento come monaco Buddhista sono stato introdotto per la prima volta alle potenti pratiche del respiro, ed ai regni visionari della coscienza. Mi sento fortunato a trovare nel lavoro di Grof un incontro potente per queste pratiche nel mondo Occidentale.”

    Grof e Kornfield hanno infatti condotto per anni un workshop noto come “Insight and Opening”, che combinava le tecniche della Meditazione Vipassana alla Respirazione Olotropica.

    Io e Pietro abbiamo partecipato più volte a quegli incontri, e abbiamo provato personalmente l’efficacia e il potere trasformativo di questi due metodi congiunti. Come Jack ha detto una volta, queste tecniche “contattano il luogo della propria saggezza interiore”, con una modalità simile in entrambe: portare l’attenzione alle immagini , ai pensieri ed alle emozioni che sorgono nella coscienza, sperimentarle pienamente, e poi, senza giudizio o analisi, lasciarle andare con gentilezza.

    Claudia Panico

    claudia@claudiapanico.com

    www.claudiapanico.com

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  • Sorry, this entry is only available in Italiano.

  • Una pratica che incontra oriente e occidente

    Da pochi giorni si è concluso il ritiro estivo di Respirazione Olotropica e Meditazione Vipassana che io e Pietro Thea proponiamo due volte all’anno. E’ uno dei seminari che amo di più.

    Questi due metodi e la filosofia che li anima possono sembrare opposti, ma in realtà sono complementari, con prospettive e tecniche comparabili.

    Desidero parlare brevemente proprio di alcuni di questi aspetti.

    Come ho scritto in un precedente articolo su Matrika, la pratica della Respirazione Olotropica è stata creata negli anni ‘70 da Stanislav e Christina Grof, e si fonda sulle ricerche sulla natura della psiche effettuate da Grof stesso a partire dagli anni 50, all’inizio a Praga, sua città di nascita, e successivamente negli Stati Uniti, prima in un centro di ricerca nel Mariland, e poi ad Esalen in California.

    Grof è stato uno dei fondatori della Psicologia Transpersonale, ed è considerato uno dei principali successori di Freud e Jung.

    GLI STATI OLOTROPICI DI COSCIENZA

    Un punto chiave nel pensiero di Grof è il concetto di “Stati Non Ordinari di Coscienza”. L’idea è che la nostra concezione ordinaria della realtà, ciò che sperimentiamo nella vita quotidiana, si basa solamente su alcune capacità limitate della nostra mente, ma che abbiamo la potenzialità per entrare in stati di consapevolezza che mostrano la realtà come infinitamente più vasta e complessa di come la sperimentiamo ogni giorno.

    Grof ha ripetutamente verificato come alcuni Stati non Ordinari di Coscienza hanno un potenziale terapeutico ed euristico molto elevato, e li ha chiamati Olotropici, un termine che significa “muoversi verso la totalità, la completezza”, dal greco holos (tutto) e trepein (andare verso).

    Molte culture nel mondo e nella storia hanno studiato i metodi per entrare in questi stati: nella maggioranza utilizzano il respiro, il suono dei tamburi, la danza, il digiuno, l’uso di piante psicotrope.

    Un altro dei modi per entrare in uno stato olotropico di coscienza è la meditazione. Ormai da anni gli studi su monaci e praticanti avanzati di meditazione mostrano una chiara modificazione delle onde cerebrali e altri parametri fisici scientificamente misurabili.

    LA NASCITA DELLA RESPIRAZIONE OLOTROPICA

    Da quando l’LSD divenne illegale negli anni settanta e tutte le ricerche sui suoi effetti terapeutici vennero interrotte (di questo parlerò in un prossimo articolo), Grof e sua moglie Christina hanno sviluppato un metodo per indurre stati olotropici senza l’uso di sostanze psicotrope, basandolo sui risultati delle ricerche svolte con l’LSD, le pratiche sciamaniche, e le pratiche orientali di consapevolezza.

    Questo metodo, da loro chiamato Respirazione Olotropica, si basa sull’uso di rilassamento, respirazione profonda, e una colonna sonora composta di musiche etniche, preparata specificamente per sostenere l’esperienza e per facilitare l’accesso a stati non ordinari. In questi stati, la persona riesce ad entrare in strati profondi del proprio inconscio, per favorire la risoluzione di conflitti psichici, e sperimenta la propria interconnessione con gli altri esseri umani, con l’inconscio collettivo, con la rete della vita, e con un contesto spirituale.

    Alcune delle tecniche che i Grof hanno sviluppato, e il modo di vedere il mondo e la realtà che emergono da queste esperienze, riecheggiano le pratiche e gli insegnamenti Buddhisti.

    ORIENTE E OCCIDENTE SI INCONTRANO

    Prima di tutto, la RO condivide con la Meditazione Vipassana l’enfasi sul respiro.

    E’ importante notare che la centralità del respiro non è relativa esclusivamente all’aspetto di processo fisico che permette la vita, ma anche al suo significato simbolico di collegamento al regno dello spirito. Questo legame è profondamente radicato nel nostro linguaggio. Il termine latino spiritus si riferisce sia al respiro che all’anima o al principio vitale, la stessa cosa è vera per la parola greca pneuma, il termine cinese qi, il giapponese ki, il sanscrito prana e l’ebraico ruach. Nella Bibbia leggiamo:” E Dio creò l’uomo, ……..e soffiò nelle sue narici il respiro della vita; e l’uomo divenne un’anima vivente” (Genesi 2,7)

    Un altro principio fondamentale nella Respirazione Olotropica è “il guaritore interiore”. Con questo concetto si intende il fatto che ognuno di noi conosce spontaneamente ciò di cui ha bisogno per risolvere i propri conflitti interiori, e per andare verso la pienezza. Se andiamo abbastanza profondamente nel nostro inconscio, troviamo qualcosa di fondamentalmente buono, e che tende alla salute. Questo concetto è molto lontano da quello di peccato originale di cristiana memoria, ma è vicino alla nozione Indù di atman, la divinità interiore, concetto fondamentale anche nel Buddhismo Mahayana, al quale talvolta ci si riferisce come alla “natura Buddha”. Senza andare in sottili distinzioni non utili in questa sede, il punto focale è che sia il Buddhismo che la RO accettano il fatto che nel nucleo siamo “nati nobili” – cioè siamo buoni, e conosciamo ciò di cui abbiamo bisogno per realizzare pienamente la nostra vita.

    Forse nessun principio è più fondamentale nel Buddhismo di quello di “interconnessione”, la nozione che noi siamo solamente una manifestazione transitoria di una rete infinita di realtà interdipendenti, sia materiali che spirituali, radicate nella realtà ultima del principio divino. Ogni cosa dipende da qualcos’altro per la sua esistenza, ed è in definitiva collegata con tutto ciò che è.

    La RO può permetterci di intravedere brevemente questa realtà anche esperienzialmente.

    LA MAPPA DELLA COSCIENZA

    La mappa della coscienza che Grof ha redatto sulla base di 50 anni di ricerca – forse il suo contributo più importante alla psicologia del profondo – elenca tre livelli fondamentali della nostra mente inconscia, che possiamo esplorare nel viaggio interiore.

    Il primo è personale, biografico, e contiene gli elementi della nostra esperienza di vita che giacciono al di sotto del livello della coscienza. E’ il medesimo di cui parla Freud.

    Il secondo è un livello più profondo che si incontra quando siamo in uno stato non ordinario, e sembra contenere le memorie della propria nascita, e viene chiamato “perinatale”. E’ stato esplorato per la prima volta in psicologia da Otto Rank.

    Attraverso l’esperienza del livello perinatale possiamo direttamente avere accesso ad un livello della psiche ancora più profondo, che Jung ha chiamato inconscio collettivo.

    Le profonde esperienze che possiamo fare a questo livello hanno importanza non solamente in ambito psicologico, ma per la nostra intera concezione di ciò che è la realtà.

    UN PRINCIPIO FONDAMENTALE

    Queste esperienze indicano chiaramente come la coscienza non è meramente un sottoprodotto di processi chimici o fisici nel cervello umano, perché in tali esperienze è possibile avere accesso ad elementi di consapevolezza che non erano entrati precedentemente nelle nostra vita biografica. Implica che la coscienza è un principio fondamentale dell’esistenza. Qualcosa che permea la realtà.

    E’ una visione coerente con le nozioni Buddhiste fondamentali: siamo connessi l’uno con l’altro, e con il resto di ciò che esiste non esclusivamente sul livello materiale, ma a livello della coscienza.

    Negli stati non ordinari, per esempio, le persone hanno provato che possono identificarsi per esempio con la coscienza di un antenato, o anche di un albero.

    Jack Kornfield, uno dei primi psicologi ad andare in oriente come monaco per studiare e praticare direttamente la meditazione Vipassana, scrive nella prefazione di un recente testo di Grof “che offre una psicologia per il futuro, che espande le nostre possibilità umane e che ci riconnette gli uni con gli altri e con il Cosmo….” E continua dicendo “ nel mio addestramento come monaco Buddhista sono stato introdotto per la prima volta alle potenti pratiche del respiro, ed ai regni visionari della coscienza. Mi sento fortunato a trovare nel lavoro di Grof un incontro potente per queste pratiche nel mondo Occidentale.”

    Grof e Kornfield hanno infatti condotto per anni un workshop noto come “Insight and Opening”, che combinava le tecniche della Meditazione Vipassana alla Respirazione Olotropica.

    Io e Pietro abbiamo partecipato più volte a quegli incontri, e abbiamo provato personalmente l’efficacia e il potere trasformativo di questi due metodi congiunti. Come Jack ha detto una volta, queste tecniche “contattano il luogo della propria saggezza interiore”, con una modalità simile in entrambe: portare l’attenzione alle immagini , ai pensieri ed alle emozioni che sorgono nella coscienza, sperimentarle pienamente, e poi, senza giudizio o analisi, lasciarle andare con gentilezza.

    Claudia Panico

    claudia@claudiapanico.com

    www.claudiapanico.com

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  • Sorry, this entry is only available in Italiano.

  • Una pratica che incontra oriente e occidente

    Da pochi giorni si è concluso il ritiro estivo di Respirazione Olotropica e Meditazione Vipassana che io e Pietro Thea proponiamo due volte all’anno. E’ uno dei seminari che amo di più.

    Questi due metodi e la filosofia che li anima possono sembrare opposti, ma in realtà sono complementari, con prospettive e tecniche comparabili.

    Desidero parlare brevemente proprio di alcuni di questi aspetti.

    Come ho scritto in un precedente articolo su Matrika, la pratica della Respirazione Olotropica è stata creata negli anni ‘70 da Stanislav e Christina Grof, e si fonda sulle ricerche sulla natura della psiche effettuate da Grof stesso a partire dagli anni 50, all’inizio a Praga, sua città di nascita, e successivamente negli Stati Uniti, prima in un centro di ricerca nel Mariland, e poi ad Esalen in California.

    Grof è stato uno dei fondatori della Psicologia Transpersonale, ed è considerato uno dei principali successori di Freud e Jung.

    GLI STATI OLOTROPICI DI COSCIENZA

    Un punto chiave nel pensiero di Grof è il concetto di “Stati Non Ordinari di Coscienza”. L’idea è che la nostra concezione ordinaria della realtà, ciò che sperimentiamo nella vita quotidiana, si basa solamente su alcune capacità limitate della nostra mente, ma che abbiamo la potenzialità per entrare in stati di consapevolezza che mostrano la realtà come infinitamente più vasta e complessa di come la sperimentiamo ogni giorno.

    Grof ha ripetutamente verificato come alcuni Stati non Ordinari di Coscienza hanno un potenziale terapeutico ed euristico molto elevato, e li ha chiamati Olotropici, un termine che significa “muoversi verso la totalità, la completezza”, dal greco holos (tutto) e trepein (andare verso).

    Molte culture nel mondo e nella storia hanno studiato i metodi per entrare in questi stati: nella maggioranza utilizzano il respiro, il suono dei tamburi, la danza, il digiuno, l’uso di piante psicotrope.

    Un altro dei modi per entrare in uno stato olotropico di coscienza è la meditazione. Ormai da anni gli studi su monaci e praticanti avanzati di meditazione mostrano una chiara modificazione delle onde cerebrali e altri parametri fisici scientificamente misurabili.

    LA NASCITA DELLA RESPIRAZIONE OLOTROPICA

    Da quando l’LSD divenne illegale negli anni settanta e tutte le ricerche sui suoi effetti terapeutici vennero interrotte (di questo parlerò in un prossimo articolo), Grof e sua moglie Christina hanno sviluppato un metodo per indurre stati olotropici senza l’uso di sostanze psicotrope, basandolo sui risultati delle ricerche svolte con l’LSD, le pratiche sciamaniche, e le pratiche orientali di consapevolezza.

    Questo metodo, da loro chiamato Respirazione Olotropica, si basa sull’uso di rilassamento, respirazione profonda, e una colonna sonora composta di musiche etniche, preparata specificamente per sostenere l’esperienza e per facilitare l’accesso a stati non ordinari. In questi stati, la persona riesce ad entrare in strati profondi del proprio inconscio, per favorire la risoluzione di conflitti psichici, e sperimenta la propria interconnessione con gli altri esseri umani, con l’inconscio collettivo, con la rete della vita, e con un contesto spirituale.

    Alcune delle tecniche che i Grof hanno sviluppato, e il modo di vedere il mondo e la realtà che emergono da queste esperienze, riecheggiano le pratiche e gli insegnamenti Buddhisti.

    ORIENTE E OCCIDENTE SI INCONTRANO

    Prima di tutto, la RO condivide con la Meditazione Vipassana l’enfasi sul respiro.

    E’ importante notare che la centralità del respiro non è relativa esclusivamente all’aspetto di processo fisico che permette la vita, ma anche al suo significato simbolico di collegamento al regno dello spirito. Questo legame è profondamente radicato nel nostro linguaggio. Il termine latino spiritus si riferisce sia al respiro che all’anima o al principio vitale, la stessa cosa è vera per la parola greca pneuma, il termine cinese qi, il giapponese ki, il sanscrito prana e l’ebraico ruach. Nella Bibbia leggiamo:” E Dio creò l’uomo, ……..e soffiò nelle sue narici il respiro della vita; e l’uomo divenne un’anima vivente” (Genesi 2,7)

    Un altro principio fondamentale nella Respirazione Olotropica è “il guaritore interiore”. Con questo concetto si intende il fatto che ognuno di noi conosce spontaneamente ciò di cui ha bisogno per risolvere i propri conflitti interiori, e per andare verso la pienezza. Se andiamo abbastanza profondamente nel nostro inconscio, troviamo qualcosa di fondamentalmente buono, e che tende alla salute. Questo concetto è molto lontano da quello di peccato originale di cristiana memoria, ma è vicino alla nozione Indù di atman, la divinità interiore, concetto fondamentale anche nel Buddhismo Mahayana, al quale talvolta ci si riferisce come alla “natura Buddha”. Senza andare in sottili distinzioni non utili in questa sede, il punto focale è che sia il Buddhismo che la RO accettano il fatto che nel nucleo siamo “nati nobili” – cioè siamo buoni, e conosciamo ciò di cui abbiamo bisogno per realizzare pienamente la nostra vita.

    Forse nessun principio è più fondamentale nel Buddhismo di quello di “interconnessione”, la nozione che noi siamo solamente una manifestazione transitoria di una rete infinita di realtà interdipendenti, sia materiali che spirituali, radicate nella realtà ultima del principio divino. Ogni cosa dipende da qualcos’altro per la sua esistenza, ed è in definitiva collegata con tutto ciò che è.

    La RO può permetterci di intravedere brevemente questa realtà anche esperienzialmente.

    LA MAPPA DELLA COSCIENZA

    La mappa della coscienza che Grof ha redatto sulla base di 50 anni di ricerca – forse il suo contributo più importante alla psicologia del profondo – elenca tre livelli fondamentali della nostra mente inconscia, che possiamo esplorare nel viaggio interiore.

    Il primo è personale, biografico, e contiene gli elementi della nostra esperienza di vita che giacciono al di sotto del livello della coscienza. E’ il medesimo di cui parla Freud.

    Il secondo è un livello più profondo che si incontra quando siamo in uno stato non ordinario, e sembra contenere le memorie della propria nascita, e viene chiamato “perinatale”. E’ stato esplorato per la prima volta in psicologia da Otto Rank.

    Attraverso l’esperienza del livello perinatale possiamo direttamente avere accesso ad un livello della psiche ancora più profondo, che Jung ha chiamato inconscio collettivo.

    Le profonde esperienze che possiamo fare a questo livello hanno importanza non solamente in ambito psicologico, ma per la nostra intera concezione di ciò che è la realtà.

    UN PRINCIPIO FONDAMENTALE

    Queste esperienze indicano chiaramente come la coscienza non è meramente un sottoprodotto di processi chimici o fisici nel cervello umano, perché in tali esperienze è possibile avere accesso ad elementi di consapevolezza che non erano entrati precedentemente nelle nostra vita biografica. Implica che la coscienza è un principio fondamentale dell’esistenza. Qualcosa che permea la realtà.

    E’ una visione coerente con le nozioni Buddhiste fondamentali: siamo connessi l’uno con l’altro, e con il resto di ciò che esiste non esclusivamente sul livello materiale, ma a livello della coscienza.

    Negli stati non ordinari, per esempio, le persone hanno provato che possono identificarsi per esempio con la coscienza di un antenato, o anche di un albero.

    Jack Kornfield, uno dei primi psicologi ad andare in oriente come monaco per studiare e praticare direttamente la meditazione Vipassana, scrive nella prefazione di un recente testo di Grof “che offre una psicologia per il futuro, che espande le nostre possibilità umane e che ci riconnette gli uni con gli altri e con il Cosmo….” E continua dicendo “ nel mio addestramento come monaco Buddhista sono stato introdotto per la prima volta alle potenti pratiche del respiro, ed ai regni visionari della coscienza. Mi sento fortunato a trovare nel lavoro di Grof un incontro potente per queste pratiche nel mondo Occidentale.”

    Grof e Kornfield hanno infatti condotto per anni un workshop noto come “Insight and Opening”, che combinava le tecniche della Meditazione Vipassana alla Respirazione Olotropica.

    Io e Pietro abbiamo partecipato più volte a quegli incontri, e abbiamo provato personalmente l’efficacia e il potere trasformativo di questi due metodi congiunti. Come Jack ha detto una volta, queste tecniche “contattano il luogo della propria saggezza interiore”, con una modalità simile in entrambe: portare l’attenzione alle immagini , ai pensieri ed alle emozioni che sorgono nella coscienza, sperimentarle pienamente, e poi, senza giudizio o analisi, lasciarle andare con gentilezza.

    Claudia Panico

    claudia@claudiapanico.com

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