Il luoghi da un punto di vista antropologico riguardano uno spazio relazionale identitario storico, cioè uno spazio in cui le relazioni sono sollecitate e sono parte integrante di questo spazio, i soggetti si riconoscono al suo interno e per questo può essere definito identitario e storico perché i soggetti hanno una storia comune o si richiamano ad essa.
La Terra oggi ospita 41 megalopoli e 803 metropoli. Il 50 per cento della popolazione mondiale (entro vent’anni il 60) si concentra in città gestite in modo centralizzato e vive incapsulata, per lo più come locataria, in edifici standardizzati, alienanti, di cui ignora i sistemi costruttivi.
Nella società contemporanea proliferano i nonluoghi che hanno caratteristiche opposte a quelle dei luoghi, riguardano gli spazi di transito, di attraversamento, che sono pensati a prescindere dalla relazione, infatti, non sono identitari cioè non sono spazi in cui ci si riconosce come appartenenti (esempi di non luoghi possono essere l’aeroporto, la stazione, i centri commerciali).
Degli spazi che sono pensati attorno a dei fini, degli incroci di mobilità, dove il rapporto principale si svolge tra il luogo e l’individuo, non tra gli individui all’interno di questo luogo.
L’antropologia può aiutarci a costruire una bussola per comprendere meglio i luoghi e diffidare dei nonluoghi, aiutarci ad essere consapevoli che meno maneggiamo il nostro intorno e meno siamo capaci di orientarci in esso.
Perché orientarsi, nel suo senso più ampio e originario, è una attività di conoscenza di luoghi e di organizzazione di essi in una trama di riferimenti visibili e non.
Andrea Staid
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