Dentro alle Avventure di Cipollina:
«…Pensa che dall’esito del tuo viaggio, può dipendere la nostra libertà!»
E allora si parte! Ma da quale parte?
Senza guida né manuale, senza bussola né mappa, salperemo insieme alla piccola e risoluta Cipollina con obiettivi ben precisi: imparare chi sono i veri malfattori e liberare l’amata nonna e tutti gli oppositori del Tiranno Limone dal carcere in cui sono rinchiusi. Presto proveremo lo sconforto per le ingiustizie subite ma scopriremo anche la forza di opporci grazie a quell’uragano che sa essere l’amicizia.
Nessuna storia è storia solitaria e anche quella di Cipollina non farà eccezione, perciò non incontreremo né eroine né eroi ma imprese meravigliose avranno luogo e unicamente grazie alla forza della coesione tra i/le protagonistə tuttə! Poiché la vera avventura si sviluppa in trama collettiva, grazie ad un super potere speciale che appartiene a ciascunə di noi, quello della collaborazione creativa. Una storia di lealtà e fiducia, base e forza di quel sodalizio stretto stretto che ci condurrà al nucleo centrale narrativo: il cambiamento (la libertà).
«Affinchè non ci si addormenti sognandoci solə, le une contro le altre, ma ci si sogni potenti insieme.»
Il testo di “Le avventure di Cipollina” è ispirato al primo romanzo di Gianni Rodari “Le avventure di Cipollino” (1951), tradotto in 23 lingue e riadattato innumerevoli volte in ogni parte del mondo. Questa versione, nata come pièce radiofonica, oggi ritrova una nuova forma nella drammatizzazione musicata dal vivo da noi “Compagnia dei Rovesci”: Gabra Pan, che narra e fa le voci, Bruno Piga alla chitarra 12 corde, armonica, duduk e hang, Andrea Fontanive al basso e alle chitarre.
Per ascoltare una parte dello spettacolo, che da questa Primavera, viaggerà per l’Italia clicca qui: Audio Avventure!
La grandezza di Gianni Rodari è stata su tutte quella di saper dare voce, con parole povere, a emozioni e sentimenti talmente indispensabili e vitali che la complessità del presente tende a farci dimenticare. I suoi testi sono da considerarsi tuttora un breviario contro la meschinità imperante, un fantastico arsenale aperto a “grandi” e “piccinə”.
Perché Rodari non trattava i/le bambinə come “materiale umano” da educare, indirizzare, correggere e disciplinare, ma come interlocutorə da cui imparare, con cui giocare, sperimentare, avventurarsi. I suoi testi si rivolgono anche alle persone “grandi”, perlomeno a quelle che ancora non hanno rinunciato a sfidare il mondo con la fantasia, l’ironia, l’immaginazione e il coraggio di cui le persone bambine sono indiscusse campionesse.
E’ dunque per questə “bambinə resistenti” che abbiamo deciso di rileggere, rivisitare, reinterpretare e musicare questa ed altre sue storie. Eppure, ahinoi, non si è dovuto aggiornare granché. Perché gli/le oppressə son sempre là, di fronte agli oppressori, con gli stessi pensieri e desideri d’un tempo; e se di certo tante cose son cambiate, quelle davvero importanti, è ancor più certo, restano da cambiare.
Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale.
(Uno speciale ringraziamento va alle galline di questa storia per aver accettato l’ignobile ruolo delle Forze Armate)
Con Rodari dentro alle Avventure di Cipollino, un inno alla Libertà:
Il personaggio di Cipollino nasce sulla rivista “Il pioniere” dalle matite di Raul Verdini. Le sue vignette erano accompagnate da commenti in rima di Rodari (che all’epoca dirigeva il giornalino stesso) il quale, successivamente, trascriveva le storie di quelle illustrazioni in un libro “Il romanzo di Cipollino”, poi intitolato “Le avventure di Cipollino”.
Il romanzo racconta le peripezie di un bimbo-cipolla, in un mondo di ortaggi oppresso dalla tirannide del Principe Limone. Alle dipendenze di quest’ultimo, squadre di Limonacci, sgherri stupidi ma feroci, pronti ad obbedire agli ordini del loro crudele comandante. Saranno Cipollino e i/le suə compagnə a liberare la popolazione dal dominio del Principe Limone. Ci riusciranno -insieme- dopo aver liberato tuttə i/le prigionierə dal carcere.
Ecco, come lo definisce Michela Murgia nell’introduzione alla nuova edizione di Einaudi, quello di Cipollino è un romanzo resistente, «un romanzo antifascista per bambinə scritto da un partigiano». Resistente perché «scrivere per bambinə era uno degli atti più politici che si potessero immaginare in quegli anni». Possiamo anche definirla una fiaba sociale, divisa in ben ventinove capitoli, all’interno dei quali è facile scorgere i temi più cari a tutta la successiva produzione dell’autore: la libertà, l’importanza dell’apprendimento, la gentilezza, la necessità di difendersi dai prepotenti e dalle ingiustizie. E anche qui, Rodari incanta con le parole e con le immagini, con il suo modo di narrare pulito, ordinato, sbarazzino come i suoi personaggi.
L’anelito, la voglia di libertà, diviene forza motrice della storia. Questo concetto così astratto ed inspiegabile ai più e che invece per il nostro protagonista è così semplice: «La libertà significa non avere padroni». Tutti gli abitanti sono -quando non proprio in gattabuia- prigionieri metaforici del giogo del Principe Limone ma soprattutto di loro stessi e dell’idea che: «se i prepotenti stanno al potere, poco possiamo fare noi povera gente, tranne sospirare» Cipollino, invece, è libero come solo i/le bimbə (e le cipolle!) possono essere. Tuttavia, questa libertà non nasce dall’innocenza o dalla naturalezza fanciullesca, tutt’altro, origina dall’esempio della sua famiglia che gli trasmette la cosa più importante: la voglia di imparare.
«Io desidero che tu prenda la tua roba e te ne vada per il mondo a imparare», dirà Cipollone al piccolo Cipollino. «Ma io non ho libri, e non ho soldi per comperarli», risponde questi e il padre replica: «Non importa. Studierai una materia sola: i bricconi. Quando ne troverai uno, fermati a studiarlo per bene.», «E poi che cosa farò?», «Ti verrà in mente al momento giusto».
Tra i tanti insegnamenti, la capacità di uscire da ogni situazione avversa, con coraggio e con dignità; la capacità di saper riconoscere gli inganni e di trovare la forza di opporvisi, di ribellarsi, grazie a quella forza indissolubile che sa essere l’amicizia che è il superpotere più potente. Più potente di tutti gli uragani.
Apprendimento dunque, ma non apprendimento passivo. L’invito di Cipollone è ben chiaro: osserva e impara, usa la testa, fatti domande, perché solo attraverso il pensiero critico puoi sfuggire alle prepotenze degli ignoranti. Così Rodari sprona alla libertà, prima su tutte quella del pensiero. Cipollino è libero perché pensa, perché ragiona, impara dalle proprie esperienze. Oltre a essere un romanzo resistente, Le avventure di Cipollino è anche ri-esistente, nel senso che “esiste di nuovo” nella nostra attualità, fa parte, ancora oggi della realtà. Perché, a settantatre anni di distanza dalla sua nascita, certo non mancano oppressori di ogni sorta, tra prepotenti Limoni e Limonacci boriosi.
Cipollone d’altronde, ci aveva avvisati ben bene:
«i birbanti al mondo sono molti. E quelli che abbiamo cacciato, potrebbero tornare».
Per conoscere il progetto e contattare le autrici dello spettacolo:
Compagnia dei Rovesci