L’estate è per molte persone sinonimo di viaggi, di vacanza, di svago.
Un’occasione per fare nuove esperienze, per divertirsi e per rilassarsi. Che questo avvenga sdraiati al sole in riva al mare, o scarpinando per sentieri di montagna, o ancora visitando città nuove e ricche di cultura, ogni persona ha un’idea di viaggio che rispecchia il proprio essere.
Il nostro ultimo viaggio yoga in Romania mi ha fatto molto riflettere sul concetto del viaggiare, e del fare nuove esperienze. Abbiamo passato una settimana memorabile, ci siamo divertite/i tantissimo ed esplorato una cultura ricca e vibrante. La nostra guida Andreia ci ha veramente portato a scoprire le mille nuance del suo paese – non finirò mia di ringraziarla!
Una settimana in Romania è volata (si dice che quando ci si diverte il tempo vola!), e questo mi ha dato lo spunto per una riflessione su quelle che sono in realtà tutte le esperienze della nostra vita.
Cosa rimane in noi delle esperienze, una volta vissute?
E di esperienze, probabilmente, ne viviamo tante, tantissime. Oggi come MAI prima nella storia dell’essere umano possiamo fare praticamente di tutto. Dal provare l’ebbrezza del volo con il paracadute ad esplorare fondali marini, dal viaggiare in Antartide a gustare cibi provenienti dall’altra parte del mondo. Ogni aspetto
sensoriale può essere appagato, ogni desiderio può essere soddisfatto, o per lo meno, c’è la possibilità.
E questo crea parecchia sofferenza. Se possiamo, soddisfiamo i nostri desideri, pensando che questo ci renda più felici (e in quel momento sì, siamo probabilmente felici, ma dura poco, fino a che il prossimo desiderio non viene a galla). Se non possiamo, soffriamo perché crediamo che lì sia la chiave della felicità.
E in tutto questo, accumuliamo esperienze. Viaggi, vacanze, avventure, provare qualcosa di nuovo, ma anche vedere un film, leggere un libro, parlare con una persona. Tutte le interazioni che abbiamo con il mondo “esterno” sono esperienze. La vita è un accumulo di esperienze dal primo momento in cui prendiamo consapevolezza, nel grembo materno.
Eppure, spesso sentiamo un “vuoto” dentro. Un senso di insoddisfazione, come se “mancasse” qualcosa. E
per evitare di sentirlo, lo riempiamo con altre esperienze, distraendoci con qualcosa che catturi la nostra attenzione, per non far venire a galla quel senso di insoddisfazione che abbiamo dentro. E quindi accumuliamo.
Sappiamo bene che quando mangiamo troppo (ingeriamo troppa roba), il corpo fa fatica a digerire, ci si sente pesanti e letargici. Il corpo smaltisce quello che può, ma spesso si crea comunque un accumulo di tossine (con effetti anche a lungo termine). Lo stesso avviene anche quando “immettiamo” in noi troppe esperienze.
Quanto tempo dedichiamo al digerire ed assimilare le nostre esperienze, il nostro vissuto? Quanto tempo dedichiamo al riposo, alla digestione e al riprenderci, dopo una esperienza?
Nel suo meraviglioso libro “Restoring Prana"”, Robin L. Rothenberg, ci offre una serie di preziosi consigli su
come monitorare il nostro dispendio energetico, relativo alla vita di tutti i giorni, di cui menziono alcune:
Cosa fai entrare in te? (considerando tutti i sensi e la mente)
Quanto fai entrare in te?
Qual è la qualità di quello che fai entrare in te?
A che ritmo vivi la vita?
Ti prendi dei momenti di quiete e immobilità tra le esperienze per digerire pienamente, o corri subito a riempire il tuo tempo con qualcosa di nuovo?
Quanto realmente assimili e rendi tuo, di quello che entra in te?
Tendi a rigurgitare le esperienze altrui prima di averle fatte tue?
Prendersi del tempo per ponderare su queste domande ci porta a vivere un interessante e profondo viaggio interiore. Abbiamo mille opportunità per viaggiare geograficamente, ma se poi non prendiamo del tempo per riflettere su cosa è successo internamente, cosa impariamo di noi stesse/i? In fondo, che senso ha vivere una esperienza se poi non rimane nulla…?
“E tu? Quando inizierai quel lungo viaggio dentro di te?” – Rumi
Che questo inizio di tarda estate – tempo di dolcezza, quiete e lentezza – ti dia la voglia di viaggiare dentro.
Con affetto,
Caterina Allegra